Contratti di rete in agricoltura, uno su sette è in Emilia Romagna
Bologna, 29 gennaio 2015
- Uno su sette è in Emilia Romagna
con un trend in costante crescita. Stiamo parlando del contratto di
rete nel settore agroalimentare che ha già coinvolto quasi 900 aziende
sul territorio nazionale, di cui 533 sono agricole e prevalentemente
dedite alle coltivazioni e alla produzione animale.
E’ quanto emerso oggi al convegno organizzato da Confagricoltura Bologna su
“Le reti d’impresa in agricoltura: uno strumento in più per le nostre aziende”, nel quale sono stati illustrati e approfonditi
i numerosi punti di forza del nuovo modello di collaborazione tra imprese che consente, pur mantenendo la
propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti
ed obiettivi condivisi nell’ottica di incrementare la capacità
innovativa e produttiva e quindi la maggiore competitività sul mercato.
Il
contratto di rete agricolo, introdotto nel 2014, offrirà alle imprese
l’opportunità di mettere in comune i fattori produttivi (terreni,
macchinari, strutture, manodopera) per accrescere e migliorare la
produzione agricola.
“Un’occasione
da non perdere e un passo avanti improrogabile per le aziende agricole
orientate verso una strategia di marketing più
aggressiva soprattutto sui mercati esteri” – ha detto Gianni Tosi,
presidente di Confagricoltura Bologna. Dei benefici per le aziende unite
in rete ne è certa la responsabile Reti di Impresa di Confagricoltura,
Maria Cristina D’Arienzo. E’ lei che sta promuovendo
in tutta Italia il nuovo modello di agricoltura: ha incontrato in un
anno oltre 2mila imprenditori e formato una squadra di “manager di rete”
in grado di accompagnare per mano l’agricoltore fino alla firma del
contratto e persino oltre.
Perché
dunque realizzare una rete di imprese in agricoltura? Anzitutto per
aumentare la dimensione aziendale preservando
l’autonomia giuridica ed operativa delle imprese che si aggregano; per
ampliare la propria offerta di beni e servizi; per accedere a
finanziamenti e/o contributi; per partecipare a gare per l’affidamento
di contratti pubblici; per assumere congiuntamente il
personale dipendente (le assunzioni congiunte sono di fatto entrate in
vigore dal 7 gennaio 2015); per accrescere le competenze delle risorse
umane investite.
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