Un Po di biciclette! Testo e foto di Mario Rebeschini
Per gentile concessione de "Il Giornale del Po"
Articolo completo e altre immagini consultabili sul sito
http://www.ilgiornaledelpo.it/un-po-di-biciclette/
Articolo completo e altre immagini consultabili sul sito
http://www.ilgiornaledelpo.it/un-po-di-biciclette/
Sono andato diverse volte alla scoperta del Po dalla sorgente al mare in
auto, a piedi, a cavallo, in canoa, in barca, in battello, in motoscafo, su
piccoli aerei, in deltaplano e addirittura con idrovolanti. Mai in bicicletta.
Eppure da ragazzo ero fortissimo in bici soprattutto in discesa. Non sorridete,
per andare veloci in discesa bisogna essere molto coraggiosi, spericolati e
fortunati, soprattutto in curva.
Allora perché non vado in bici? Perché per farlo avrei dovuto mantenere
confidenza con la bicicletta, vivere in una città come Ferrara, l’Amsterdam
italiana, avere un’auto con il portabici dove la carichi, arrivi a
destinazione, la scarichi, salti in sella e, pedalando con calma vai al bar, a
visitare il parco, il museo, l’antica chiesa di campagna e, dopo un bel
pranzetto, se non te l’hanno rubata, la ricarichi sull’auto e torni a casa.
Rubata? Non c’è ciclista a cui non sia stata derubata almeno una volta la bici.
Per il ladro di biciclette non è importante che sia nuova, vecchia, firmata, da
corsa, da uomo, da donna, deve avere il lucchetto facile da tagliare. “Succede
solo in Italia”, sento dire dagli amici rimasti a piedi. “Come? –rispondo
infastidito –. Ad Amsterdam debbono intervenire le ruspe per liberare i canali
dalle biciclette rubate. I bravi olandesi le rubano, le usano per andare a
teatro e arrivati le gettano nel canale”.
A dire il vero ho provato girare il Delta del Po in bici ma ho lasciato perdere.
In bici non si riesce a fotografare l’attimo fuggente. Va benissimo per fare un
panorama, cavalli al pascolo, i cervi del Boscone della Mesola, gli uccelli, il
giro in battello. Poi non trovo comoda la sella, ho anche letto che fa male
alla prostata. Non vado in bici però mi piace molto fotografarle. Mi colpisce
sempre il gruppo di sessantenni foderati da aderenti tute colorate con il nome
degli sponsor che mi sfiorano a cinquanta chilometri all’ora e non si fermano
mai nemmeno agli incroci. Sanno di essere protetti dai loro sudatissimi angeli
custodi.
Andare in bicicletta alla scoperta
del Po nel ferrarese non è più un
problema. Sono stati realizzati centinaia di piste asfaltate e sterrate che
corrono sopra e sotto gli argini con
deviazioni che aiutato all’incontro con paesi, valli, parchi. Su internet non
c’è località che non abbia la voce “bicicletta” e proponga giri che a volte
fanno sorridere perché portano direttamente nelle trattorie segnalate con
tavolino apparecchiato e la bottiglia di vino sopra.
A conferma di quello che sto dicendo mi è appena arrivata una e-mail con
‘priorità alta’ dalla provincia di Padova che dice:”5 Province si sono unite
per la realizzazione della pista ciclopedonale Treviso-Ostiglia. Un itinerario
che diventerà la più lunga ciclovia d’Italia. Valorizzerà il patrimonio
paesaggistico, architettonico e enogastronomico dell’intero tragitto,
racconterà una pagina di storia d’Italia e del Veneto, sarà in grado di
qualificare l’offerta turistica verso quella mobilità dolce e filosofia “green”
che tanto ci sta a cuore”. Aggiunge che: “la bicicletta in Europa muove sei
milioni di persone e che i potenziali utenti in Italia sono circa 25 milioni.
Dato che fa capire l’importanza, in termini di sviluppo turistico, di questo segmento
di mercato”.
Però sostenere che la Treviso-Ostiglia diventerà la ciclovia più lunga
d’Italia ignorando che nel ferrarese e nel ravennate da anni esistono già le
ciclovie più lunghe d’Italia, ci fa capire come in tanti, si muovono senza
conoscere quello che hanno già fatto i vicini di casa.
Piste che aspettano chi ama andare senza fermarsi mai, oppure che propone
giri ad anello per chi vuole scoprire una valle, un museo, un paese, un porto.
Piste che si muovono agili lungo i sei bracci del Delta dove terra e acqua
danno vita ad un paesaggio unico e suggestivo, completamente pianeggiante e
dove, alzandoti di qualche metro sull’argine, l’occhio corre senza trovare la
fine.
Cito solo qualche nome delle tante tappe delle nostre piste: Ferrara, Comacchio,
Campotto, Argenta, Valli del Mezzano, Spiaggia Romea, Porto Garibaldi, Mesola,
Abbazia di Pomposa, Goro, Gorino, le loro spiagge, i ponti di barche, il
traghetto sul Reno, Cervia, con la sua salina e Ravenna. Tutte località dove è possibile partecipare alle tante feste
religiose, fiere e sagre come quelle dell’anguilla, della fragola,
dell’asparago, del pesce, delle vongole, della salama da sugo.
C’è anche una ironica “Fiera mondiale della zanzara” a Berra, a metà
agosto, dove la zanzara è la ‘regina’ della festa, con momenti esilaranti e
curiosi come la Zanzascienza, Stai lontana da me, Zanzasapori e il Pomfo, dove
viene premiata la beccata più sexi della sera.
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