Sempre meno pesce sulle nostre tavole. 800 mila euro dalla Regione per il fermo pesca
Mentre
le barche della riviera romagnola hanno gettato le ancore e resteranno in porto fino all’1 settembre per rispettare il
fermo pesca, la crisi sulle tavole degli italiani
colpisce anche il consumo di pesce.
Lo comunica Coldiretti Impresa
Pesca dell’Emilia Romagna, sulla base dei dati Ismea, secondo i quali
per la prima volta dall’inizio del terzo millennio il consumo di pesce
degli italiani è sceso sotto i 20 chilogrammi pro-capite
(contro i 60 Kg dei portoghesi, il 49 della Spagna e i 33 della
Francia).
Con
il fermo pesca si bloccano le attività della flotta italiana, secondo
un preciso calendario per i vari mari, per favorire il ripopolamento del
mare e garantire un migliore equilibrio tra le
risorse biologiche e l’attività di pesca, ma aumenta anche il rischio –
sottolinea Coldiretti Impresa Pesca – di ritrovarsi nel piatto,
soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, se non si
tratta di quello fresco made in Italy proveniente dalle
altre zone dove non è in atto il fermo pesca.
E’
un problema che scaturisce anche dal fatto che due pesci su tre
consumati in Italia provengono dall’estero e non sempre è possibile
saperlo perché attualmente la legge sull’etichettatura del
pescato prevede la sola indicazione della zona di pesca che, per di
più, non è obbligatoria per il pesce servito al ristorante. Secondo
Coldiretti Impresa Pesca Emilia Romagna, solo rendendo obbligatoria
l’etichettatura d’origine potrà essere garantita la
piena trasparenza verso il consumatore.
Intanto
per garantire gli indennizzi ai pescatori rimasti in porto, la Regione
Emilia Romagna ha messo a disposizione 800 mila euro delle risorse del
Fondo Europeo Pesca per il 2013, mentre la
Commissione europea ha sbloccato i rimborsi che consentiranno il
pagamento del fermo pesca 2012. Resta, però, forte la preoccupazione –
conclude Coldiretti Impresa Pesca – per l’impegno delle risorse per il
rimborso del periodo di inattività agli equipaggi
tramite la Cassa integrazione straordinaria.
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