Terremoto, un anno dopo. Coldiretti: ancora nessun euro alle imprese. La replica della Regione
Rilevamento
dei danni e stanziamenti dei fondi in tempi sufficientemente veloci, ma
una burocrazia, estremamente complessa frammentata tra regole e
pubblica amministrazione,
che ha impedito che i finanziamenti, pur disponibili, raggiungessero
cittadini e imprenditori in tempi adeguati alla gravità dell’evento. E’
questo il giudizio di Coldiretti Emilia Romagna nel primo anniversario
di un terremoto che il 20 e 29 maggio del 2012
ha devastato l’Emilia Romagna.
E’
stato un terremoto senza precedenti perché ha colpito un’area ad alta
concentrazione di imprese. Senza precedenti per il valore dei danni
complessivi che hanno raggiunto
i 12,3 miliardi di euro. Senza precedenti perché ad un anno dal sisma
si sa esattamente quanti soldi sono stanziati e disponibili. Senza
precedenti perché in un anno neanche un euro è arrivato ai cittadini che
pure sono riusciti a far ripartire le loro attività.
In
una delle agricolture più produttive d’Italia il sisma ha provocato
danni per mille milioni di euro, colpendo abitazioni, stalle, magazzini,
attrezzature di circa 6.000
aziende. Ammontano a circa 550 milioni di euro i danni provocati alle
strutture agricole (fienili, stalle, magazzini), con il Parmigiano
Reggiano che è in testa alla triste classifica del prodotto più
danneggiato con 200 milioni di euro, seguito da vicino
dal Grana Padano che accusa un colpo da 70 milioni di euro e dall’aceto
balsamico che conta perdite per 15 milioni di euro. A questi si
aggiungono 120 milioni per i danni agli impianti dei consorzi di
bonifica necessari per garantire la sicurezza del territorio.
In
quest’area, secondo stime di Coldiretti, solo le aziende agricole
occupano circa 12 mila dipendenti mentre 25 mila sono i titolari delle
aziende e i familiari ai quali
vanno aggiunte le migliaia di posti di lavoro nell’agroindustria, dai
caseifici alla trasformazione della frutta.
In
questo anno – commenta Coldiretti – è indiscutibile l’impegno della
Regione Emilia Romagna e degli stessi commissari (prima Franco Gabrielli
e poi Vasco Errani) che sin
dall’inizio hanno fronteggiato efficacemente l’emergenza di sfollati e
strutture pubbliche che occorreva rimettere subito in funzione, in
particolare scuole, ospedali e consegna, nelle campagne di moduli
abitativi provvisori per affrontare l’inverno. In pochi
mesi, rilevati danni, sono stati trovati i soldi per la ricostruzione:
12 miliardi, di cui 6 da proroghe fiscali e previdenziali e altri 6
miliardi con la Cassa Depositi e Prestiti. A questi vanno aggiunti 100
milioni di anticipo mutui per partire con la ricostruzione,
50 milioni per la ricerca, 80 milioni all’anno per tre anni da parte
dell’Inail per la messa in sicurezza degli edifici non danneggiati nel
cratere. Per le imprese agricole, grazie alla solidarietà delle regioni
non terremotate, si sono subito resi disponibili
100 milioni di euro per il ripristino dei mezzi agricoli danneggiati,
delle attrezzature e delle scorte vive e morte
Proprio
da quest’ultimo finanziamento a tutt’oggi sono stati stanziati –
informa Coldiretti – 33 milioni di euro. Ma si tratta di una goccia nel
mare magnum dei danni, per
di più poco interessante perché finanzia l’80 per cento della spesa,
contrariamente alla più appetibile Cassa Depositi e Prestiti che
finanzia il cento per cento.
Per
il resto, le circa seimila aziende agricole danneggiate (il 25% delle
23.500 imprese totali danneggiate rilevate dalla Protezione Civile) in
dodici mesi non hanno ricevuto
neanche un euro. Si tratta di una situazione paradossale – sottolinea
Coldiretti Emilia Romagna – in quanto i soldi sono stati stanziati ma
non riescono ad arrivare ai cittadini. Si è creata una situazione di
stallo – spiega Coldiretti – soprattutto a causa
di rimpalli di responsabilità tra professionisti, Comuni, struttura
commissariale e Regione, prigionieri di regole e norme urbanistiche non
chiare e molto frammentate, con l’aggravante delle banche che procedono
molto lentamente nella concessione del credito,
anche se c’è la garanzia della Cassa Depositi e Prestiti.
Il
freno maggiore è costituito dalle normative urbanistiche, che in Emilia
Romagna sono appannaggio esclusivo dei Comuni, ognuno dei quali con le
sue regole e i suoi tempi.
Coldiretti Emilia Romagna aveva chiesto alla Regione la costituzione di
una sorta di corsia privilegiata per la ricostruzione, con norme uniche
valide per tutte le amministrazioni comunali. Questo non è stato fatto e
così il piano di ricostruzione è diventato
una variante dei piani strutturali (come si chiamano oggi i piani
regolatori comunali), con tutte le tempistiche del caso: di fatto c’è
tempo fino al 31 dicembre prossimo per approvarli, con la conseguenza
che molti imprenditori non sanno come presentare le
domande e quindi non possono utilizzare i finanziamenti che pure sono
disponibili.
Oggi
ci troviamo di fronte a Comuni, come Medolla, che ha fatto un piano per
le aree rurali produttive molto efficace, a basso contenuto di vincoli,
che mette a disposizione
di chi vuole ristrutturare o ricostruire gli strumenti necessari per
partire. Comuni limitrofi invece stanno lavorando con regole
estremamente vincolanti. Addirittura per le aree rurali, dove non
esistono vincoli per particolari caratteristiche architettoniche
o particolarità paesaggistiche, c’è qualche amministrazione che già in
passato avevano vincolato edifici e costruzioni non per la loro qualità o
eccellenza architettonica, ma semplicemente perché era stato costruito
“prima del…”. Perciò un edificio, anche
se brutto e senza particolare valore, è vincolato e i Comuni ne
pretendono la ricostruzione tale e quale, anche se magari non risponde
più alle esigenze dell’impresa. E’ il caso di vecchie stalle dismesse,
che erano state adibite a capannoni ricovero attrezzi,
anche se di fatto erano sovradimensionati. Oggi potrebbe essere
ricostruito un capannone di dimensioni più contenute, ma le norme di cui
si sono dotate le amministrazioni comunali lo impediscono.
A
sostenere i produttori è stata la solidarietà dei cittadini che hanno
acquistato i prodotti delle aziende delle aree danneggiate nei mercati
organizzati da Coldiretti
e Campagna Amica. Solo per il Parmigiano Reggiano sono stati acquistati
oltre un milione di chili del prestigioso formaggio duramente colpito
dal sisma, che ha causato la caduta a terra di quasi 600.000 forme,
danneggiato gravemente 37 caseifici di Modena,
Reggio Emilia, Mantova e Bologna e oltre 600 allevamenti. Nei mesi
successivi al sisma si è generata una enorme catena di solidarietà che
ha coinvolto cittadini italiani e stranieri che attraverso l’acquisto
hanno contribuito a far ripartire un comparto determinante
per l’economia locale e nazionale.
Per
il resto, gli imprenditori agricoli sono ripartiti mettendo mano ai
loro risparmi per acquistare macchine, mettere in sicurezza edifici e
lavorare i loro prodotti, assicurando
continuità sul mercato.LA RISPOSTA DELLA REGIONE
Bologna - “Sono già state rilasciate concessioni di contributo a favore delle imprese agricole e agroindustriali per la ricostruzione di edifici produttivi e l’indennizzo del formaggio danneggiato. Una di queste è quella che assegna oltre 12 milioni di euro al caseificio Razionale Novese che al momento del sisma conservava 74.600 forme di Parmigiano Reggiano. Per quanto riguarda le attrezzature agricole, i macchinari, i ricoveri per scorte e bestiame e le altre tipologie di danni coperti dal Piano regionale di sviluppo rurale, abbiamo concluso il primo avviso pubblico relativo a 18 milioni di euro per il quale ci sono già richieste di pagamento in corso come acconto o saldo. Entro giugno arriveranno le concessioni relative al secondo avviso per ulteriori 10 milioni di euro, mentre a settembre si chiuderanno i termini per usufruire di altri 10 milioni di euro. Come per tutti i Bandi del PSR anche in questi casi le risorse vengono materialmente saldate dietro presentazione di fattura. In alternativa però l’azienda può chiedere subito un anticipo del 50%. Tengo a sottolineare che fino ad ora tutte le domande sul PSR sono state accolte. Tutto questo dimostra che il meccanismo sta funzionando”.
Così l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni in risposta a quanto dichiarato dalla Coldiretti regionale. “ Mi fa piacere che Coldiretti riconosca il lavoro puntuale e tempestivo fatto dalla Regione per quanto riguarda il rilevamento dei danni e lo stanziamento dei fondi – sottolinea Rabboni – voglio però ricordare che quella che viene chiamata burocrazia è uno strumento fondamentale per garantire, nell’erogazione del denaro pubblico, correttezza, equità e trasparenza. C’è stata una fase iniziale durante la quale gli agricoltori non hanno ricevuto soldi perché dovevano documentare in modo rigoroso la spesa necessaria alla ricostruzione o al ripristino dei danni. Ma ora quella fase è finita. Chi ha presentato le perizie può senza indugi aprire i cantieri o, a seconda dei casi, incassare gli indennizzi.
Che la “macchina” stia girando lo confermano anche altri dati. Ad esempio i 200 alloggi temporanei costruiti per permettere agli agricoltori di rimanere in azienda vicino alla propria terra e al proprio bestiame, ma anche – sottolinea ancora Rabboni - l’importante lavoro fatto per riparare le idrovore, le arginature e le altre opere di bonifica danneggiate, così da garantire la sicurezza idraulica in campagna: oltre 89 gli interventi realizzati per 22 milioni di euro.
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