Alla riscoperta di Olindo Guerrini, poeta, letterato e gastronomo
“Olindo Guerrini, tanti volti ed uno solo”, il titolo della tesi di
laurea di Paola Pasolini recentemente presentata a Sant’Alberto (RA) presso
Casa Guerrini, a cura della Cooperativa Culturale S’A - Sant’Alberto un paese
vuole conoscersi e dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna. Relatore
il Prof. Marco Veglia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di
Bologna. L’evento santalbertese si inserisce nella serie di iniziative che si
terranno fino al 2016 per la ricorrenza del centenario della morte del poeta
romagnolo.
Olindo Guerrini (1845 – 1916) è stato un poeta e scrittore, nonché bibliofilo e
studioso di letteratura italiana, noto sotto diversi pseudonimi fra i quali Lorenzo Stecchetti, Argia Sbolenfi, Pulinera, Bepi e Mercutio. Poco
dopo la nascita di Olindo, a Forlì, la famiglia si trasferì a Sant’Alberto di Ravenna, dove il padre era farmacista. E Sant’Alberto è stata la patria effettiva del poeta per tutta la vita,
nonostante il lavoro lo tenesse quasi costantemente a Bologna, dove fu
direttore della Biblioteca Universitaria ed ebbe lunga e stretta amicizia con
Giosuè Carducci. Autore dei famosi Sonetti
Romagnoli (pubblicati da Zanichelli – Bologna nel 1920, a cura del figlio Guido Guerrini) con lo pseudonimo Lorenzo Stecchetti, Guerrini
ha rappresentato uno dei personaggi attraverso i quali è stata
spesso identificata la Romagna. Per
questo, negli anni in cui la scolarità e la cultura popolari erano molto più
modeste rispetto ad oggi, è stato spesso considerato e conosciuto come poeta
vernacolare. Il suo spessore fu invece di ben altra portata. Conosciuto ed
apprezzato molto oltre il limite geografico e culturale che il pubblico di casa
gli ha sempre, inconsciamente, tracciato intorno, collaborò con molti giornali
e riviste, spesso sotto qualcuno dei suoi diversi pseudonimi. Suoi sono, solo
per citare alcuni lavori, Postuma, le
Rime, Polemica e Nova Polemica.
La produzione di Olindo Guerrini arrivò fino a Roma, presso l’editore Angelo
Sommaruga, per i cui tipi collaborò sulla rivista Roma Bizantina, e, nel 1883, pubblicando “Brandelli”, un copioso e interessantissimo lavoro che raccoglie
commenti storici e letterari oltre ad introspezioni personali. Ma della sua
produzione letteraria è rimasto spesso sconosciuto al pubblico un lato
assolutamente particolare al suo tempo: la gastronomia. Buongustaio, interessato
a tale aspetto della vita domestica quotidiana, diede alle stampe alcuni interessanti
volumi come La tavola e
la cucina nei secoli XIV e XV (Firenze, Barbèra, 1884), un saggio che proponeva un’indagine
sulla cucina italiana del Medioevo.
Vide la luce poi L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa (Roma, Formiggini, 1918), pubblicato postumo, un
ricettario imperniato sul riutilizzo dei cibi. Per la cronaca, in origine
Guerrini propose la stesura del suddetto ricettario all’amico Pellegrino
Artusi, il padre della cucina italiana, il quale però non accettò mai di
aderire alla richiesta. Va detto che la passione per la gastronomia indusse
Guerrini a raccogliere un considerevole numero di libri di cucina. Del
Guerrini, ghiotto di pesce, è rimasto inoltre un piccolo epistolario (Ghiottonerie ittiche per la mensa del
buongustaio Olindo), che porta date dei primi del Novecento, raccolto
dall’amico Valentino Bedeschi al quale il poeta si rivolgeva per farsi spedire
partitelle di pescato a Bologna.
La
predilezione per i calamari fritti fece peraltro incappare involontariamente il
Guerrini in una considerazione rimata, non certo galante, su una nota città
adriatica: “Se Ancona è meno bella - E
men glauco è il suo mar - Ha buoni i calamar - Fritti in padella“. Alcune
delle opere di Guerrini si trovano tuttora come ristampe o, nel caso degli
originali, nell’ambito del libro d’antiquariato. (info su www.natura.ra.it)
Roberto Aguzzoni
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