San Possidonio (Modena) rilancia la mela campanina
Piante di mela campanina a volontà con il Gal Antico Frignano e
Appennino Reggiano, che oggi è incaricato dalla Provincia di Modena di
occuparsi del ritorno e della divulgazione di questo prodotto unico e
raro.
La prima tappa di questo progetto di rilancio, parte di un’iniziativa più ampia della Provincia in favore della preservazione delle biodiversità, è avvenuta nei giorni scorsi, precisamente nel pomeriggio dell’Immacolata, a San Possidonio (Modena), dove in molti, da tutte le parti delle Province di Modena e Reggio Emilia, sono accorsi per aggiudicarsi le 500 piante della mela campanina diffuse dal Gal. Scopo dell’iniziativa è stata la distribuzione delle piante della mela, in modo da poterle mettere a dimora ed impedire la scomparsa di questa tipicità locale.
Spiega Gualtiero Lutti, direttore del Gal: “Uno degli obiettivi del GAL è quello di prendersi cura delle peculiarità, a livello produttivo, piuttosto che turistico o imprenditoriale, proprie del territorio, in modo da sensibilizzare gli utenti e ri-abituarli a ciò che ‘sa di casa nostra’. Per questo, la Provincia ci ha incaricati vista l’esperienza maturata con altre tipicità, il Caprino modenese, il Castagno ecc”.
Ha il sapore di una volta la mela campanina, quello della tradizione antica e dei forni delle nonne, insieme ad una storia avviata nel XIX secolo e che oggi ricomincia a pulsare dopo anni di silenzio. La mela campanina è un frutto tipico delle colture della bassa modenese, un unicum nella tradizione emiliana per la sua ricchezza di antiossidanti naturali e la corposità del suo gusto, che oggi viene rilanciato sotto le veci del Gal. Dopo una battuta d’arresto nel periodo del dopoguerra, questo frutto, anche detto “della nonna”, torna a farsi strada negli anni ’90, grazie a quei frutticultori che avevano continuato a coltivarne le piante.
La piccola cittadina modenese è stata scelta come punto di ritrovo in quanto culla principale di questo frutto. Infatti, è qui che risiede l’azienda agricola Bordina, dove il proprietario, l’agronomo Benedetto Bonomi, ha dedicato anni alla riscoperta della mela, andando controcorrente alle richieste di un mercato che tuttora tende a preferire frutti più grandi e belli dal punto di vista estetico.
Pur modesta però, la mela campanina è dotata di preziose caratteristiche terapeutiche. Oltre a richiedere un basso numero di trattamenti con fitofarmaci, in quanto varietà rustica resistente ai parassiti, questo frutto possiede un alto potere antiossidante, addirittura di quattro volte superiore a quello delle altre mele, e regola le funzioni dell’intestino.
Coraggioso è dunque l’investimento della Provincia nella piccola produzione locale, rispetto ad un mercato globalizzato. E infatti, in quanto agenzia di sviluppo, il Gal ha avuto in affidamento parte del progetto sulle biodiversità della Provincia di Modena. oltre alla “mela campanina” curerà azioni riguardanti Cornella Bianca e la Zucca Modenese, il compito del GAL in quest’altro caso è quello di curare un’indagine genetica, l’inventario delle aziende e l’iscrizione al registro anagrafico degli animali. Per la mela campanina invece il Gal si è attivato anche per l’indagine storica del prodotto, per l’individuazione dei suoi punti di forza e infine come detto della sua diffusione.
La prima tappa di questo progetto di rilancio, parte di un’iniziativa più ampia della Provincia in favore della preservazione delle biodiversità, è avvenuta nei giorni scorsi, precisamente nel pomeriggio dell’Immacolata, a San Possidonio (Modena), dove in molti, da tutte le parti delle Province di Modena e Reggio Emilia, sono accorsi per aggiudicarsi le 500 piante della mela campanina diffuse dal Gal. Scopo dell’iniziativa è stata la distribuzione delle piante della mela, in modo da poterle mettere a dimora ed impedire la scomparsa di questa tipicità locale.
Spiega Gualtiero Lutti, direttore del Gal: “Uno degli obiettivi del GAL è quello di prendersi cura delle peculiarità, a livello produttivo, piuttosto che turistico o imprenditoriale, proprie del territorio, in modo da sensibilizzare gli utenti e ri-abituarli a ciò che ‘sa di casa nostra’. Per questo, la Provincia ci ha incaricati vista l’esperienza maturata con altre tipicità, il Caprino modenese, il Castagno ecc”.
Ha il sapore di una volta la mela campanina, quello della tradizione antica e dei forni delle nonne, insieme ad una storia avviata nel XIX secolo e che oggi ricomincia a pulsare dopo anni di silenzio. La mela campanina è un frutto tipico delle colture della bassa modenese, un unicum nella tradizione emiliana per la sua ricchezza di antiossidanti naturali e la corposità del suo gusto, che oggi viene rilanciato sotto le veci del Gal. Dopo una battuta d’arresto nel periodo del dopoguerra, questo frutto, anche detto “della nonna”, torna a farsi strada negli anni ’90, grazie a quei frutticultori che avevano continuato a coltivarne le piante.
La piccola cittadina modenese è stata scelta come punto di ritrovo in quanto culla principale di questo frutto. Infatti, è qui che risiede l’azienda agricola Bordina, dove il proprietario, l’agronomo Benedetto Bonomi, ha dedicato anni alla riscoperta della mela, andando controcorrente alle richieste di un mercato che tuttora tende a preferire frutti più grandi e belli dal punto di vista estetico.
Pur modesta però, la mela campanina è dotata di preziose caratteristiche terapeutiche. Oltre a richiedere un basso numero di trattamenti con fitofarmaci, in quanto varietà rustica resistente ai parassiti, questo frutto possiede un alto potere antiossidante, addirittura di quattro volte superiore a quello delle altre mele, e regola le funzioni dell’intestino.
Coraggioso è dunque l’investimento della Provincia nella piccola produzione locale, rispetto ad un mercato globalizzato. E infatti, in quanto agenzia di sviluppo, il Gal ha avuto in affidamento parte del progetto sulle biodiversità della Provincia di Modena. oltre alla “mela campanina” curerà azioni riguardanti Cornella Bianca e la Zucca Modenese, il compito del GAL in quest’altro caso è quello di curare un’indagine genetica, l’inventario delle aziende e l’iscrizione al registro anagrafico degli animali. Per la mela campanina invece il Gal si è attivato anche per l’indagine storica del prodotto, per l’individuazione dei suoi punti di forza e infine come detto della sua diffusione.
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