PIACENZA - Pomorete, la prima filiera italiana del pomodoro,
diventa ancora più grande e raggiunge le 14 imprese. E la Rete - creata
da Confapindustria, a cui aderiscono tutte le aziende socie - diventa di
nuovo oggetto di studio: l’università di Verona l’ha inserita tra le
dieci filiere più interessanti in Italia e ne sta analizzando il
modello. TRE NUOVE IMPRESE Alla grande famiglia
del pomodoro partecipano ora anche la piacentina Carlo Manzella & C
srl (trasformazione, produce polpa e polpa fine), e le due imprese De
Santis (di Salerno, labelling and cartoning machines) e ‘O sole ‘e
Napule srl (cooperativa di produzione ortofrutta con 1500 ettari tra
pomodoro, albicocche, pesche e arance). A distanza di un anno si
aggiungono altri tre partner, dopo Emiliana Conserve (trasformazione) e
Omce (fusti). Il totale di pomodoro trasformato sale dalle 600mila
tonnellate a 650mila. Il fatturato globale dai circa 500 milioni cresce a
600, con 3.000 dipendenti tra diretti e indiretti. Pomorete, quindi si
presenterà rafforzata a Expo, dove ha firmato - prima fra tutte le
filiere agroalimentari italiane - il protocollo della Regione Lombardia
sul cibo sano, sicuro e garantito che viene proposto a tutti i Paesi
partecipanti. «Siamo soddisfatti dell’ingresso dei nuovi soci - afferma Dario Squeri,
presidente di Pomorete - ed è importante la partecipazione di una
cooperativa di agricoltori, un segnale di attenzione dal settore
primario verso una realtà che fa della sicurezza, della qualità e della
salubrità la propria bandiera. La Rete, poi, si conferma uno strumento
ormai essenziale sia per lo sviluppo delle aziende in Italia sia per
affrontare la competizione sui mercati internazionali». La filiera
garantisce la tracciabilità totale e la sicurezza grazie alle aziende
che si occupano delle analisi del terreno, delle sementi, della
trasformazione fino al trasporto alla logistica e alla
commercializzazione del prodotto finito. LO STUDIO SULLA RETE
Il Dipartimento di Economia Aziendale (DEA) dell'Università degli Studi
di Verona, con la Direzione Commerciale del Gruppo Banco Popolare,
stanno conducendo una ricerca finalizzata ad analizzare, studiare e a
favorire lo sviluppo dei nuovi modelli di business delle reti di
impresa. L’attività di ricerca e collaborazione ha come scopo quello di
individuare indicatori e strumenti per monitorare le performance delle
imprese che aderiscono al contratto di rete e le loro potenzialità di
sviluppo. Alla base dello studio c’è la competitività delle imprese
aderenti, che deve basarsi su un modello di business dinamico in grado
di evolvere anche grazie alle relazioni cooperative all’interno della
rete. Pomorete è oggetto di un’altra ricerca dell’università
Bocconi, di Milano, sempre sullo studio delle Reti. Inoltre, un anno fa è
iniziata una ricerca dell’università Cattolica di Piacenza per studiare
il riutilizzo delle bucce di pomodoro, da cui si potrebbe estrarre il
licopene, potente antiossidante, utilizzato anche nell’industria
cosmetica, che rafforza la salute umana ed è anticancerogeno. LE AZIENDE Le aziende della filiera, descritte nel sito pomorete.com,
sono: ACP International Food, Agrofata, MCM Ecosistemi, OMCE, Asi
Scambi Industriali, Agorà srl, Steriltom, Emiliana Conserve, Carlo
Manzella & C srl, Number 1, De Santis, Seedling Tomato, Solfarm
Europe, ‘O sole ‘e Napule di Alfonso Calabria srl.
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