Olio d'oliva, lo riscopriamo ora che non c'é?

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di Giovanni Palmieri* 

In questi giorni d’autunno 2014 si fa un gran parlare di produzione di olio di oliva, con particolare riferimento alla produzione nazionale che, confermando le più fosche previsioni, si sta rivelando molto scarsa e di qualità non eccelsa.
Emerge una preoccupazione che è quasi un panico: quest’anno in Italia non ci sarà abbastanza olio di oliva di produzione nazionale per soddisfare il nostro fabbisogno. Ne dobbiamo importare dall’estero. Ne hanno parlato e ne parlano tutt’oggi le TV nazionali come anche i quotidiani nazionali e locali, con servizi speciali, interviste, pareri di esperti.

L’importanza dell’olio di oliva nazionale si scopre solo ora che non c’è?
Alcuni in questa occasione possono aver scoperto che in Italia siamo buoni produttori anche di olio di oliva, altri, distratti consumatori, avranno pensato che tutto l’olio di oliva in vendita in Italia fino ad ora fosse italiano.
Come dare torto a questi ultimi ?
Non c’è in circolazione bottiglia d’olio che rechi chiaramente in etichetta la provenienza dell’olio o delle olive dai nostri partner del mediterraneo ( Spagna, Grecia, Tunisia, Turchia, ecc), come non c’è bottiglia d’olio che non rappresenti in etichetta paesaggi tipici italiani ( cascinali in campagna, trulli, riviere fiorite di mare o di lago, colline con pini e cipressi, ecc.), sempre con nomi suadenti (il colle, il poggio, la cascina, la masseria, ecc.).
Eppure è facile imbattersi in Italia con tanti prodotti alimentari di chiara provenienza estera : birre, vini, formaggi, salumi, distillati, frutta e verdura fresca di tutto il mondo. Convivono tranquillamente con i prodotti italiani per creare un assortimento chiaro e trasparente a disposizione del consumatore che è libero di scegliere in base ai propri convincimenti. Per l’olio di oliva questo non vale. Non esiste in Italia un olio di oliva ufficialmente e chiaramente di produzione estera. Benché importiamo notevoli quantitativi di olio di oliva dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Tunisia, di quest’olio non c’è traccia chiara ed evidente nelle bottiglie che acquistiamo, se non una piccola scritta nella retro etichetta, seppellita da tante altre scritte più grandi, riportante : prodotto mediterraneo, o prodotto in Europa, o prodotto extra EU, o cose simili.

Per fortuna una grande rivoluzione: dal 2015 la scritta dovrà essere più evidente e posta sull’etichetta principale!

Il consumatore distratto può ritenersi soddisfatto ? Sa che la bottiglia di grande marca italiana (vale quasi per tutte le grandi marche italianissime – basta verificare- ) contiene olio spagnolo o greco o tunisino o tutti e tre.

Ma perché parliamo di olio di oliva e ci poniamo interrogativi sulla sua provenienza e qualità ?

Per i seguenti motivi tradotti in cifre, valori medi riferiti agli anni 2011-2012-2013.  L’Italia: - è il secondo paese produttore al mondo di olio di oliva (maggior parte extravergine di oliva) con circa 470.000 ton., così ripartite : Puglia 37%, Calabria 32%, Sicilia 10%, Toscana 3%, Umbria 2% - è il primo paese importatore, con circa 600.000 ton., così ripartite : Spagna 380.000 ton., Grecia 130.000 ton, Tunisia 70.000 ton. ed è il primo paese esportatore di olio confezionato nel mondo con oltre 500.000 ton.

La Spagna è il primo paese produttore al mondo, con oltre 1.000.000 di ton., di cui oltre il 50% prodotto in Andalusia.

La Grecia è il terzo paese produttore con circa 270.000 ton., di cui la maggior parte nell’isola di Creta.

La Tunisia è il quarto produttore con circa 250.000 ton.

Come risulta evidente dalle cifre, l’olio di oliva di qualsiasi provenienza per essere venduto nel mondo (e anche a casa nostra) deve risultare “made in Italy” o quanto meno lasciarlo intendere, semplicemente transitando dall’Italia e vestito all’italiana.

Ciò è tutto legale, le attuali leggi sulla trasparenza e la tracciabilità consentono questo ed altro.

*Tecnico esperto in olio extravergine di oliva, socio Arga Emilia Romagna
Giovanni Palmieri palmieri.g@tin.it

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