"Tortellini e altre storie", ristampa per il libro di Marilena Lelli con nuova prefazione

by - 12:13


Nella foto, Marilena Lelli



Per gentile concessione dell'editore pubblichiamo, in occasione della ristampa del libro "Tortellini e altre storie. Dal '68 ai fornelli" (edizioni Minerva), la nuova prefazione scritta da Pier Giorgio Pasquali, in aggiunta a quelle già pubblicate a firma di Lisa Bellocchi, Marino Ragazzini e Roberto Zalambani.



Grazie per quelle ricette ritrovate...
di Pier Giorgio Pasquali*

Grazie, signora Marilena, per questo suo lavoro, per questi suoi “quadretti vivi”, come lo
sono gli acquarelli, dove l’immediatezza non ammette pentimenti.
Prose leggere e delicatamente saporite, come le “sfrappole” di mia madre. Da gustare
appena fatte. E mi perdoni l’accostamento.
Grazie per quei suoi ricordi, per quei richiami ai tempi che sono stati anche i miei nelle
fasi iniziali della mia vita, quando cioè interpretavo la parte del figlio. Negli stessi giorni
di Angelo e Amneris.
Grazie per quelle ricette semplici ritrovate che, come lei, non ho mai praticato. Spesso
povere e genuine, non mistificate e non travolte da esibizioni culinarie o dalle alchimie
della nouvelle cousine. Per quei soffritti sminuzzati nella “pistadura” di legno e cucinati
nei tegami di coccio smaltato. Amorosamente mescolati all’infinito con il cucchiaione
di legno.
Inimitabili sapori, fatti d’amore prima che da sedano e cipolla. Sapori che hanno ingiallito
nel tempo e per generazioni le piastrelle bianche smaltate, che contornavano i
fornelli “a carbonella”, il cui braciere era tenuto vivo dallo “sventolino” fatto dalle penne
caudali di uno “sventurato” tacchino.
Poi sono venute la cucina economica, il piano cottura a gas e ora le piastre radianti. Ma
non sono più la stessa cosa.
In un “compitino” che, unitamente ad altri ricordi di guerra, scrissi un tempo per i miei
ragazzi per ricordare loro i giorni della tragedia e della “fame”, giorni tristissimi, rispettosi
dell’essenzialità, ho ricordato le bugie di mamma e papà e della nonna Giuseppina
per evidenziare costanti stati di inappetenza, specialmente la sera quando di cibo ne era
rimasto poco. Mi pare ancora di sentire la loro voce pronunciare frasi di circostanza,
quasi sussurrate da chi non è abituato a dire bugie. Erano slanci di vero amore come è
tuttora vero il mio rimorso. Ecco perchè mi arrabbio a veder gettare gli avanzi del cibo
e ancor più quelli del pane.

*Professionista bolognese, autore del racconto:
“La guerra nel cortile di casa mia” (1939-1945)

You May Also Like

0 commenti