Parma, inaugurato ieri il Cibus con la giornata Arga. Boom di export agroalimentare

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La stampa Arga allo stand dell'azienda casearia Nonno Nanni (foto di Roberto Aguzzoni)

INAUGURATA LA 17° EDIZIONE DI CIBUS 2014: L’IMPEGNO DELLE AZIENDE ALIMENTARI ITALIANE PER FAVORIRE UNA RIPRESA DEI CONSUMI ED AUMENTARE L’EXPORT

(Parma, 5 maggio 2014) – Si è aperta oggi la 17° edizione di Cibus, la fiera internazionale dell’alimentare (a Parma dal 5 all’8 maggio) con la partecipazione di 2700 aziende espositrici Alla conferenza di apertura ha partecipato il Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha sottolineato l’impegno del Governo per il comparto agroalimentare sviluppando una strategia di difesa in grado di contrastare i fenomeni imitativi del cosiddetto italian sounding ed il superamento delle barriere non doganali, oltre ad una strategia di attacco per favorire l’export e quindi l’arrivo in Italia dei buyer esteri. Una doppia strategia che assume una importanza particolare alla luce dell’impegno del Governo per EXPO 2015, un evento dalla doppia valenza come policy, per un futuro sostenibile e come business. Su Expo è intervenuto anche il Presidente di Fiere di Parma, Franco Boni, che ha definito Expo come un punto di riflessione su quanto è stato fatto finora per il comparto e Cibus come una delle fiere più importanti al mondo per l’alimentare. Boni ha anche ricordato come 500 aziende alimentari italiane saranno ospitate ad Expo nel padiglione “Federalimentare4Expo”, che verrà realizzato da Federalimentare e Fiere di Parma.

Il nastro inaugurale di Cibus 2014 è stato tagliato dall’on. Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che ha detto: "Cibus conferma anche con questa edizione il suo ruolo centrale per la valorizzazione e la promozione dell’agroalimentare italiano. Un ruolo che cresce anno dopo anno in parallelo con la sempre maggiore attenzione e richiesta di prodotti made in Italy, specialmente dall’estero. La qualità italiana, grazie al suo stretto legame con il territorio, è un biglietto da visita importantissimo a livello internazionale ed è fondamentale che venga sostenuto e promosso da iniziative di alto livello come Cibus”.

Alla cerimonia di apertura ha preso parte anche il Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani che ha evidenziato quanto sta facendo la Regione per favorire l’internazionalizzazione delle aziende alimentari emiliane per una sempre maggiore integrazione della filiera.

In mattinata si è tenuto il convegno della Fondazione Barilla sul Protocollo di Milano: “Per un futuro più sostenibile – ha dichiarato Guido Barilla – dobbiamo affrontare gli aspetti paradossali del cibo, come lo spreco alimentare, l’accesso e l’eccesso del cibo. Servono quindi da un lato riforme agrarie, dall’altro una lotta alla speculazione finanziaria ed alla fame e all’obesità”.

Nel pomeriggio si è tenuta l’Assemblea annuale di Federalimentare, dove è stata presentata una ricerca effettuata dalla Doxa e da Federalimentare da cui emerge che per 6 italiani su 10 l’alimentare è il settore che meglio rappresenta il Made in Italy nel mondo, più della moda, delle auto e via dicendo. Il Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani, ha lanciato un appello al Governo per un sostegno concreto al settore, in difficoltà per via della crisi dei consumi familiari, evitando nuove tasse e accise. Per Ferrua vanno anche evitate le facili demagogie “di certe campagne mediatiche sull’origine delle materie prime per favorire filiere autarchiche e materia prima nazionale piuttosto che la capacità di trasformazione delle imprese alimentari italiane”.

In serata è stata presentata la partecipazione di Cibus alla grande fiera alimentare cinese “World of Food Beijng”, che si terrà a Pechino dal 26 al 28 novembre. Grazie alla collaborazione tra Fiere di Parma, Anuga Fiera di Colonia e Federalimentare, le aziende alimentari italiane (si registrano già 250 prenotazioni) potranno confrontarsi con il Paese che risulta essere il maggior importatore al mondo di prodotti alimentari.

CRISI: COLDIRETTI, CON +38% VOLA EXPORT AGROALIMENTARE, E’ RECORD
SERVE TUTELA IN TTIP, TAROCCATI 2 PRODOTTI ALIMENTARI MADE IN ITALY SU 3
Volano le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani all’estero che con un aumento del 38 per cento dall’inizio della crisi hanno raggiunto nel 2013 il record storico di 33,4 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero dal 2017 in occasione del Cibus, dalla quale si evidenzia l’importanza di tutelare le produzioni italiane a denominazione nell’ambito del negoziato sull'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and Investment Partnership. La tendenza positiva - sottolinea la Coldiretti - continua nel 2014 con un aumento del 4 per cento nei primi due mesi dell’anno. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea ma il Made in Italy va forte anche negli Stati Uniti con un valore di 2,9 miliardi e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto Made in Italy piu’ esportato è il vino che nel 2013 secondo l’analisi della Coldiretti fa segnare il record storico delle vendite che per la prima volta raggiungono un valore attorno ai 5 miliardi di euro ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta, di olio di oliva e formaggi. L'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una piu’ efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. L’agropirateria internazionale sui prodotti italiani vale 60 miliardi con quasi 2 prodotti alimentari i tipo italiano su tre che sono falsi, dal Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America. Per non parlare del Romano, dell'Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane. E in alcuni casi – continua la Coldiretti - sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. In questo caso un appuntamento determinante è la trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), che ha avuto una anticipazione nell’analogo negoziato condotto il Canada. La presunzione di continuare a chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori e l’Unione Europea - sostiene la Coldiretti - ha il dovere di difendere prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione sotto un rigido sistema di controllo. Negli Stati Uniti sono stati prodotti nel 2013 oltre 200 miliardi di chili di formaggi di tipo “italiano” dal Parmesan all’Asiago, dal Provolone alla Mozzarella, fino al Gorgonzola che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo Made in Italy.

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