"Le api salveranno le nostre montagne"

by - 22:00


Tratto da News Age Agro
http://www.newsageagro.com/content/apicoltura-creare-pascoli-apistici-salvare-la-montagna-abbandonata



PIACENZA - Roberto Pinchetti (nella foto) nuovo presidente provinciale dell’Apap (Associazione apicoltori piacentini) ha le idee chiare sul rilancio dell’apicoltura. Dopo l’ultima edizione di Apimell, di cui è stato uno dei realizzatori più attivi, in questa intervista parla del futuro di un prodotto inserito tra le eccellenze enogastronomiche del Paese che va difeso e tutelato, come emerso dai convagni di Apimell. E lancia l’idea, nell’ottica della biodiversità, di creare pascoli apistici per recuperare la montagna e le zone abbandonate, dove invece le api, e gli apicoltori, potrebbero trovare nuova linfa. L’Italia produce circa il 50 per cento del miele consumato e per l’altra metà dipende dall’estero. L’ape italiana (la ligustica) è sottoposta a stress e c’è chi ne ha messo in discussione il futuro. Il settore, però, se ben governato e con qualche aiuto in più nei Psr potrebbe offrire spazi di ripresa e anche occupazione.
Che significato ha il sigillo di qualità del miele piacentino?
«E’ un segnale positivo per il consumatore che vuole prodotti tracciati e sicuri. Infatti, volevamo dare garanzia al consumatore di acquistare un prodotto del territorio. Siamo apicoltori piacentini e facciamo miele prodotto qui. Abbiamo circa 8-9mila alveari. La produzione media, dipende dalle stagioni, è di circa 30 chilogammi per ogni alveare».
Una delle frontiere, e l’idea è sua, è rappresentata dai pascoli apistici.
«Sì. Si potrebbero utilizzare, ad esempio, terreni di montagna lasciati a se stessi e incolti, a causa dell’abbandono della campagna, che andrebbero rivalutati per l’apicoltura. Si dovrebbero creare cioè dei pascoli in cui si possono produrre polline e miele. Il terreno è già pronto, ma l’ambiente potrebbe essere un problema. Il clima sta cambiando e le api hanno difficoltà a nutrirsi in un ambiente più povero: paradossalmente le api in città stanno meglio di quelle che vivono in campagna».
Come cambierebbe il lavoro dell’apicoltore?
«In genere l’apicoltore segue la fioritura e sposta le arnie. In montagna, invece, le arnie resterebbero fisse. L’ambiente montano ne avrebbe beneficio. I pascoli vanno, però, studiati, così come le essenze e le fioriture scalari. Ostacoli alla realizzazione, per ora, non ne vedo.»
Quali sarebbero i primi passi da compiere?
«Nei Psr vanno considerate le politiche di fondi e aiuti per chi punta alla montagna. Il nostro settore viene già finanziato, ma vedremo il nuovo Psr».
Insomma, il problema è garantire il reddito a chi sceglie la montagna?
«Sì, perché oggi apicoltura rende di più in pianura».
Gianfranco Salvatori
Delegato Arga Piacenza

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