Incubo frane in Appennino. Ordine dei Geologi: "Utilizziamo i fondi Ue"
COMUNICATO STAMPA
L'INCUBO FRANE NELL'APPENNINO BOLOGNESE.
Da Gaggio Montano Cesari, presidente dei geologi emiliano-romagnoli:
«È un grande dolore vedere il nostro territorio così ferito e poco curato:
molte frane sono indice di mancata prevenzione, abbandono del territorio o
utilizzo non corretto del suolo. Occorre usare i fondi dell’Europa e rendere
applicativa al più presto l’esclusione dei fondi per il dissesto dai vincoli
del patto di stabilità».
Di fronte alla crescita
esponenziale del rischio idrogeologico nelle aree dell'Appennino bolognese venerdì 4 aprile l'Ordine dei Geologi dell'Emilia Romagna ha realizzato un sopralluogo
nella frazione di Silla insieme al sindaco di
Gaggio Montano, Maria Elisabetta Tanari. Sono numerose le frane che riguardano
questo territorio: la frana Montecchi-Silla coinvolge i terreni argillosi di
un’ampia porzione di territorio e minaccia l’insediamento industriale
sottostante costruito negli anni ’70 sul piede della frana stessa: nella parte
alta del versante il terreno si muove con una velocità di qualche metro ogni
mese; la frana Muiavacca interessa l’abitato di Silla Vecchia e le aree di espansione
urbanistica limitrofe e si è riattivata più volte negli ultimi anni. Ma sono
solo due esempi.
Sono ben 70mila le
frane cartografate che fanno dell’Emilia-Romagna la regione italiana più
colpita dal dissesto idrogeologico. Lo scorso anno il
dissesto ha colpito principalmente la parte occidentale dei nostri Appennini,
quest'anno invece è diffuso su più province con il 30% del territorio collinare e montuoso regionale interessato da
smottamenti. Solo nell’ultima
primavera la Regione ha raccolto quasi 1.700
segnalazioni di frane, ed il Servizio
Tecnico Bacino Reno nell’ultimo mese ne ha visionate oltre una cinquantina.
L'abusivismo edilizio, il consumo selvaggio del suolo e
la pianificazione irrazionale sono piaghe che hanno riguardato pesantemente
anche la nostra Regione - a dispetto della sua fama di "prima della
classe", dove a farne le spese sono soprattutto i cittadini delle aree
montane e collinari, interessato da decenni da numerosissime frane, molte
delle quali classificate ‘quiescenti’, in stato di inerzia, ma che la mancanza
di opere di regimazione, l’abbandono dei territori degli ultimi anni e i
cambiamenti climatici hanno riattivato. Un film già visto, con
evacuazioni, chiusura delle strade di collegamento principali, coltivazioni
completamente rovinate e danni per centinaia di milioni di euro. Tutti questi elementi hanno
ricordato alle istituzioni ed ai cittadini che il territorio è esposto a
notevoli rischi connessi alle calamità naturali. Lo stesso Presidente Vasco Errani in una recente occasione
ha affermato: «Qui viene giù tutta la Regione». Diventa opportuno chiedersi quale lezione sia possibile
trarre da questi eventi, quali siano gli esiti delle azioni intraprese dalle
pubbliche amministrazioni, ma soprattutto, in vista delle prossime elezioni
europee, che ruolo debba avere nella
prevenzione l'utilizzo dei fondi Ue, al fine di migliorare la sicurezza dei
cittadini.
Un problema, quello del
rischio idrogeologico, che ha conseguenze
significative anche sul piano economico. Il valore del rischio, dicono le stime aggiornate degli esperti,
sfiora ormai quota 985 milioni di euro rispetto
ad un totale italiano di 7 miliardi. Nel 2012 la stima del rischio regionale
era di 853 milioni, a dimostrazione di come sia in atto un netto peggioramento
che rende urgente l’adozione di provvedimenti.
Un problema rilevante e quindi tema caldo anche in vista
delle prossime elezioni europee. L'Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna
condivide la proposta di Vasco Errani di
far convergere parte dei fondi Ue, programmati per il 2014-2020, per combattere
il dissesto idrogeologico. Parallelamente occorre diffondere la cultura
della prevenzione, del presidio del territorio e della manutenzione, ripensare
con coraggio alla pianificazione e all'uso del territorio (fino anche a
valutare la delocalizzazione in alcuni casi) ed investire in interventi
infrastrutturali per la riduzione del rischio. Come dichiarato da Gabriele Cesari, Presidente dell’Ordine dei
Geologi dell’Emilia Romagna: «Lo
sfruttamento fuori controllo del territorio (8 ettari al giorno in media
nell'ultimo decennio) è una delle cause principali delle frane e va combattuto.
Occorre superare la logica facile e comoda: evento calamitoso - dichiarazione
emergenza - fondi per ripristino danni. Pensare quindi a risarcimenti
proporzionali ai fondi realmente spesi per prevenzione e manutenzione dei
territori. In questo senso è auspicabile che i fondi per il dissesto
idrogeologico siano esclusi dai vincoli del patto di stabilità e che
immediatamente dopo vengano emanate le disposizioni attuative necessarie alla
realizzazione degli interventi e degli studi di prevenzione».
Conclude il Presidente: «I cambiamenti climatici inesorabilmente in atto sono una sfida epocale che chiede di essere affrontata in modo innovativo, condiviso e con grande senso di responsabilità: Enti Pubblici, con le diverse funzioni; privati ed agricoltori con la riscoperta e valorizzazione del loro ruolo chiave di presidio del territorio; mondo della ricerca e dei professionisti, con un moderno approccio sussidiario anche finalizzato al necessario contenimento dei costi».
Anche il Sindaco di Gaggio Montano, Maria Elisabetta Tanari, conferma la positività dell'incontro di
oggi, dichiarando inoltre: «La
gestione territoriale di Gaggio Montano è un esempio virtuoso di come il lavoro
in sinergia con i diversi enti, Ordine dei Geologi, Provincia di Bologna,
Regione Emilia Romagna e il comparto dei Volontari della Protezione Civile
porti a buoni risultati. In particolare il rapporto diretto con i geologi consente
un corretto supporto informativo sia all'amministrazione comunale che alla popolazione, permettendo di adottare le
formule migliori di intervento».
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