In Emilia Romagna il biologico salva l'agricoltura di montagna
L’agricoltura
delle zone svantaggiate dell’Emilia Romagna parla biologico. Due
aziende su tre delle aziende agricole biologiche attive in Emilia
Romagna operano, infatti, in collina e montagna.
Lo affermano Coldiretti e Campagna Amica dell’Emilia Romagna, che alla
vigilia del Sana, salone del biologico e del naturale, hanno realizzato
in piazza XX settembre a Bologna, una mostra mercato di prodotti e
aziende biologiche dell’agricoltura regionale.
Il 65,7% delle oltre 3.000 aziende agricole biologiche regionali – afferma Coldiretti – opera in zone svantaggiate di collina e montagna dove, grazie all’uso di tecniche agricole biologiche, danno un contributo importante per la salvaguardia dell’ambiente e la difesa del suolo. La scelta della qualità e delle produzioni tipiche – sostiene Coldiretti – contribuisce a valorizzare il territorio sul piano sociale ed economico e la scelta del biologico consente la permanenza di aziende in aree dove l’agricoltura, a causa delle difficolta ambientali, rischia l’abbandono. Non è un caso che, secondo i dati Istat, il rapporto tra il totale delle aziende agricole dell’Emilia Romagna e quelle che operano in collina e montagna è praticamente rovesciato rispetto alle aziende biologiche. Infatti, solo il 37,3% delle 73.466 aziende agricole totali sono attive al di fuori delle aree di pianura.
In piazza a Bologna, Coldiretti e Campagna Amica hanno portato prodotti biologici unici, come il Grana Padano delle colline piacentine, il solo Grana Padano biologico in Italia, prodotto dal consorzio Agripiace, i formaggi erborinati della “Selva romanesca”, azienda che alleva capre a Frassinoro, in una delle aree più povere dell’Appennino modenese dove contribuisce alla gestione e alla conservazione del paesaggio; il latte d’asina in polvere dell’azienda Montebaducco di Quattro Castella (RE), il più grande allevamento d’asini d’Europa; l’olio extravergine d’olivo della collina bolognese, dove l’azienda “Ca’ Scarani”, grazie ad una attenta scelta delle varietà di olive e con l’aiuto del surriscaldamento climatico ha fatto rinascere a Bologna una coltivazione che era quasi scomparsa dal 1700. Biologiche sono anche le antiche varietà di mele (Rosa Romana, Lavina bianca, Campanino, Florina, Renetta grigia di Torriana, Commercio), uva (Clinton, Pizzutella, Fragola), pere (volpina) e i formaggi stagionati in foglie di noce e nel fieno.
Il 65,7% delle oltre 3.000 aziende agricole biologiche regionali – afferma Coldiretti – opera in zone svantaggiate di collina e montagna dove, grazie all’uso di tecniche agricole biologiche, danno un contributo importante per la salvaguardia dell’ambiente e la difesa del suolo. La scelta della qualità e delle produzioni tipiche – sostiene Coldiretti – contribuisce a valorizzare il territorio sul piano sociale ed economico e la scelta del biologico consente la permanenza di aziende in aree dove l’agricoltura, a causa delle difficolta ambientali, rischia l’abbandono. Non è un caso che, secondo i dati Istat, il rapporto tra il totale delle aziende agricole dell’Emilia Romagna e quelle che operano in collina e montagna è praticamente rovesciato rispetto alle aziende biologiche. Infatti, solo il 37,3% delle 73.466 aziende agricole totali sono attive al di fuori delle aree di pianura.
Il
contributo che la scelta della qualità e del biologico danno alla
permanenza delle imprese agricole in collina e montagna è confermato dai
dati di Coldiretti Giovani Impresa regionale, secondo
cui il 30 per cento delle imprese biologiche è condotto da giovani al
di sotto dei 40 anni e bel il 50% delle aziende bio ha almeno un giovane
all’interno del nucleo familiare.
L’accresciuto
interesse per i prodotti biologici – commenta Coldiretti – è anche
frutto della decisa svolta dei consumi e della produzione, che a seguito
del ripetersi di scandali alimentari (dalla
mucca pazza alla mozzarella blu) hanno spinto consumatori e produttori
ad orientarsi verso prodotti maggiormente sostenibili e di qualità.
Per
rispondere all’aumento dei consumi e degli operatori, Coldiretti ha
costituito “CertoBio” (Consorzio emiliano romagnolo tra operatori
biologici), un consorzio che raccoglie gli operatori biologici
di tre Consorzi Agrari (Adriatico, dell’Emilia e di Piacenza), del
consorzio ortofrutticolo “Fattorie Estensi” e della cooperativa
Agripiace di Piacenza.
CertoBio
– spiega Coldiretti – non associa solo aziende agricole, ma tutti gli
operatori, dai produttori ai trasformatori ai commercianti di prodotti
bio. L’obiettivo è organizzare una filiera
agricola tutta italiana per rifornire mense pubbliche e private e
consumatori finali con prodotti provenienti da territori il più
possibile vicino al luogo di consumo.
In piazza a Bologna, Coldiretti e Campagna Amica hanno portato prodotti biologici unici, come il Grana Padano delle colline piacentine, il solo Grana Padano biologico in Italia, prodotto dal consorzio Agripiace, i formaggi erborinati della “Selva romanesca”, azienda che alleva capre a Frassinoro, in una delle aree più povere dell’Appennino modenese dove contribuisce alla gestione e alla conservazione del paesaggio; il latte d’asina in polvere dell’azienda Montebaducco di Quattro Castella (RE), il più grande allevamento d’asini d’Europa; l’olio extravergine d’olivo della collina bolognese, dove l’azienda “Ca’ Scarani”, grazie ad una attenta scelta delle varietà di olive e con l’aiuto del surriscaldamento climatico ha fatto rinascere a Bologna una coltivazione che era quasi scomparsa dal 1700. Biologiche sono anche le antiche varietà di mele (Rosa Romana, Lavina bianca, Campanino, Florina, Renetta grigia di Torriana, Commercio), uva (Clinton, Pizzutella, Fragola), pere (volpina) e i formaggi stagionati in foglie di noce e nel fieno.
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