Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emiliano-romagnolo
Accordo
tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del
PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55 per
cento dell’export
Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.
A
raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova
strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano
sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato oggi a Bologna un protocollo di intesa
con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le
opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una
integrazione di forze e strategie.
A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio - Unioncamere Lombardia, Fernando Zillio - Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani - Unioncamere Emilia-Romagna.
Si
avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di
cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore
integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione
condivisa.
E’
un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata
a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area.
La
grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra
più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di
quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del
valore delle esportazioni di beni verso l’estero.
Il
Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area
davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza
creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione
Europea.
Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Sono
numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le
motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di
commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici.
È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.
Il territorio
è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove
insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i
cui confini sono in perenne riconfigurazione.
I settori tradizionali
si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente
manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le
attività che compongono la catena del valore.
La dimensione d’impresa,
tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata
sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni
che l’impresa ha in essere con altri attori economici, privati o
pubblici.
Su queste basi nasce il protocollo di intesa
finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di ogni
singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e
competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta
qualità dalle imprese.
Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati:
studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee.
Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata
e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel
contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con
l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a
sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta
interregionale.
A
questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno
almeno due volte all’anno per definire le linee di indirizzo
politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che
sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e
risultati.
Un portavoce,
nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione
semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova
“squadra di macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle
collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno
gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia).
I COMMENTI
Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna
“L’accordo
parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di
essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di
collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei sistemi
economici, questo accordo persegue l’obiettivo concreto di una
riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le
imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per
filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo
dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di
identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative
sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia,
ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area “Lover” è
salito al 103 per cento. E’ naturale che possa partire da qui un
percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema”.
Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia
“Colpiscono
i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il
valore dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di
come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa.
L’accordo
sottolinea l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a
lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello
scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta
dell’efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata
che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come
l’internazionalizzazione, l’ufficio studi, la progettazione europea, per
dare risposte sempre più efficaci alle imprese”.
Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto
“Si
dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto
per dire che credo che l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna,
Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell’attacco al sistema camerale
che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse
da destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà
più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare
quelle di sistema. L’accordo è un esempio di buona pratica. Riconosce a
ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche
modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia massimamente
produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie
performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che
in questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante
da competenze e professionalità che sono sì l’espressione del territorio
dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare
spessore alla parola “collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio
competitivo per tutte”.
Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana
“In
un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce
una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e
da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una
sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si
inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale”.
0 commenti