Per gentile concessione di News Age Agro www.newsageagro.it/content/Gutturnio-Festival-da-boom-Unire-il-vino-al-territorio-e-s-al-marchio-unico-ma-c-39-troppa-burocrazia-
PIACENZA – Va bene la coppa, quella stagionata almeno 8 mesi che
quando la metti in bocca sprigiona profumi e sapori che provocano
benessere alla mente e al fisico, ma non bisogna dimenticare l’altro
grande protagonista della festa che per tre giorni ha mostrato alcune
delle eccellenze piacentine: il vino. Il Gut Festival, infatti, dedicato
al Gutturnio è andato a gonfie vele. Tanti gli appassionati che sotto i
portici di Palazzo Gotico, dove è stata allestita la Bottega dei sapori
Dop da venerdì 10 a domenica 12 ottobre, hanno potuto degustare i vini
piacentini, a partire dal celebrato Gutturnio, senza tralasciare Ortrugo
e Malvasia. Patrizio Campana, presidente del Gut
Festival, viticoltore, parla subito di una novità, piccola, ma
significativa per chi ama il vino: da quest’anno la degustazione è
proposta non solo nel calice, ma anche nel tipico scodellino
(“scudlein”) in dialetto piacentino. Un ritorno alla storia e alle
tradizioni di un territorio. «Questo Festival - ha affermato Campana -
mette in evidenza la qualità raggiunta dai produttori piacentini in 9
anni. C’è stato un deciso investimento in qualità e in comunicazione.
Per vendere d’altra parte si deve uscire dai nostri confini».
BUROCRAZIA LIMITE ALLA CREATIVITA'
Sulle tante catene burocratiche che frenano i produttori di vino,
Campana va oltre la critica e sostiene «che le troppe norme limitano
anche l’inventiva di chi produce vino. Il nostro vino nasce e cresce fra
le nostre mani, rivela un carattere. L’eccesso di norme e paletti fa
rischiare la standardizzazione del vino. Serve sì una base comune, per
fare massa critica, ma occorre lasciare libertà alle punte di eccellenza
che sono espressione del territorio». Purtroppo l’apparato
amministrativo non dà tregua. Oscar Farinetti, al convegno, ha ricordato
che in Italia ci sono 11 enti di controllo sul vino, in Francia 2.
«Vivo questa situazione - riflette - ogni giorno sulle mie spalle. E’ un
peso, un costo».
EXPO, VINO BIGLIETTO DA VISITA
Il Gut festival, però, sta dando buoni risultati anche in prospettiva
Expo. «Expo è il palcoscenico dove il festival –analizza Campana -
potrebbe esprimersi al meglio. Sarebbe un biglietto da visita ottimo per
provincia. Non vorrei essere critico, ma, ad esempio, il pomodoro non
ha un'origine territoriale. Una scatola di pelati non trasmette il
pomodoro di Piacenza. Certo, è una grossa parte della produzione
agroalimentare piacentina, ma resta anonimo. Il vino, invece, ha un suo
carattere, ha un’etichetta ed è facile da localizzare».
SI' AL MARCHIO PER VINO E TERRITORIO
Infine, sull’utilizzo di un marchio unico per distinguere un territorio
o l’intero Paese, Campana si dice d’accordo: «Ero su un aereo di
ritorno da New York e ho provato piacere, quando si è acceso il monitor,
nel vedere uno spot che recitava “Franciacorta, un territorio un
prodotto”. Cioè vacanza e vino, enogastronomia». Insomma, ormai è
impossibile disgiungere il vino dal suo terroir e occorre smepre più
unire il nettare dei vitigni a tutto ciò - cultura, arte, storia - che
sta intorno ai vigneti.
LE CANTINE PREMIATE
Durante il primo Coppa d’Oro, sono anche stati premiati i migliori
Gutturnio. Ecco le cantine che hanno avuto un riconoscimento: Tenuta
Pernice; Cantine Bonelli (ha ritirato il premio Elena Bonelli); Enrico
Loschi, lo stesso viticoltore di Bacedesco era presente; Nicola
Montesissa (dell’omonima azienda che prende il nome dal fondatore
Francesco); l’Azienda agricola il Poggiarello, il premio è stato
ritirato da Angelo Perini.
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