Ravenna, importante operazione antibracconaggio nella zona costiera
Comunicato stampa
Ravenna, 20 marzo 2014
OPERAZIONE ANTIBRACCONAGGIO DENUNCE E
SEQUESTRI NELLA ZONA COSTIERA
La Polizia Provinciale coglie in flagranza e segnala all'Autorità
Giudiziaria un bracconiere
Un uomo, residente nella
provincia di Forlì Cesena, è stato denunciato a piede libero alla Procura per
il reato di uccellagione e detenzione di avifauna protetta. A intervenire sono
stati gli agenti della Polizia Provinciale.
Il bracconiere è stato colto in
flagrante mentre recuperava alcuni esemplari di avifauna rimasti intrappolati
tra le maglie di una rete, posizionata in un vigneto adiacente a un immobile di
proprietà nel Comune di Cervia. Si trattava di una capinera (specie protetta) e
di un esemplare di tordo bottaccio recuperati e immediatamente liberati dagli
agenti. Sul posto sono stati inoltre sequestrati alcuni esemplari di tordo
bottaccio e di merlo detenuti in piccole gabbie e utilizzati come richiami e
l'enorme impianto di cattura abusivo costituito da 10 reti tipo tramaglio per
uno sviluppo lineare di oltre 110
metri. Gli agenti hanno perquisito l'immobile
dell'indagato dove hanno trovato altri 26 esemplari di tordo bottaccio, 10
esemplari di merlo e 2 fringuelli (specie protetta), tutti liberati sul posto.
La Polizia Provinciale, ogni anno in occasione del passo più cospicuo di
uccelli migratori, impegna numerose risorse tra personale e mezzi in operazioni
di contrasto al bracconaggio al fine di fermare la pratica illegale dell'uccellagione
finalizzata ad alimentare il mercato nero dei richiami vivi a uso venatorio e
degli esemplari protetti da destinare all'allevamento amatoriale. Tra ottobre e
novembre 2013 il personale della Polizia Provinciale ha individuato sei
impianti abusivi per la cattura di avifauna selvatica denunciando alla Procura
della Repubblica altrettanti bracconieri. L'attività, condotta prevalentemente
in orari notturni, ha portato al sequestro di 29 reti verticali tipo di
mist-net per uno sviluppo lineare totale di oltre 350 metri per 2,5 metri di altezza, 9
ripetitori acustici elettromagnetici con amplificatore del suono e relativi
altoparlanti, 132 esemplari di avifauna selvatica catturati, prevalentemente
tordi bottaccio, ma anche merli, tordi sassello e diverse specie protette
prontamente liberati sul posto. Il commercio illecito di avifauna è fortemente
remunerativo. Nella nostra provincia si stima che il giro d'affari ammonti a
diverse centinaia di migliaia di euro, denaro in nero guadagnato sottraendo risorse
naturali allo Stato ed evadendo ogni forma di tassazione. La cattura di uccelli
migratori sottrae risorse all'Europa, in quanto le rotte migratorie lunghe migliaia
di chilometri, l'attraversano da nord a sud, ed è in contrasto con la normativa
europea per la tutela delle specie selvatiche (la Direttiva Uccelli concernente
la conservazione degli uccelli selvatici e la Convenzione di Berna,
convenzione internazionale per la conservazione della natura e dell'ambiente
naturale in Europa). Per lo Stato italiano sia l'uccellagione sia il commercio
sono reati e le sanzioni penali prevedono l'arresto fino a un anno o l'ammenda
fino a 2.065 euro e la revoca della licenza di caccia con divieto di rilascio
per un periodo di 10 anni per l'uccellagione, l'arresto fino a sei mesi o
l'ammenda fino a 2.065 euro per chi commercia o detiene a tal fine fauna
selvatica. La legge 157/92 sull'attività venatoria considera tale illecito un
reato particolarmente grave perché diretto alla cattura di un numero
indiscriminato di volatili e la spiccata offensività degli strumenti usati può
portare alla cattura e al decesso di specie protette. Un uccello aggrovigliato
nella rete a causa delle temperature rigide della notte se non viene
immediatamente liberato non può resistere per più di un'ora.
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