Raggiunta l'intesa sul prezzo del pomodoro da industria. Le principali reazioni all'accordo
Piacenza, 18 gen. 2013 –
Soddisfazione è stata espressa dal mondo industriale per l’accordo
sul prezzo del pomodoro siglata ieri sera a Parma, alla sede del
Distretto del pomodoro da industria del Nord, fra produttori,
trasformatori alla presenza di Confapindustria Emilia Romagna, della
Regione, di Aiipa e delle associazioni agricole. Dario Squeri
(Steriltom e presidente di Pomorete, la prima filiera italiana del
pomodoro, progetto bandiera per Expo2015, composta di 10 aziende
tutte aderenti a Confapindustria) e Cristian Camisa, presidente di
Confapindustria Piacenza ed Emilia Romagna, commentano l’accordo
che ha portato a fissare il prezzo a 93 euro alla tonnellata, contro
gli 85 dello scorso anno.
Tre gli aspetti fondamentali secondo
Squeri. «C’è stata la disponibilità - ha affermato – da parte
di Confapindustria e degli industriali a farsi carico di un costo
aggiuntivo di circa il 10 per cento rispetto al 2013 perché abbiamo
voluto scommettere sul futuro del pomodoro e dei suoi prodotti. E’
stata mantenuta la competitività, facendo sì che la parte agricola
potesse avere un reddito per continuare questa coltivazione. Ricordo
che gli ettari dedicati al pomodoro nella nostra area sono in
continuo calo». Per la prima volta in Italia, poi, Squeri sottolinea
come «siano stati imposti dei vincoli alla produzione per evitare la
sovrapproduzione. In pratica se si supera il limite di 2,4 milioni di
tonnellate il prezzo scenderà a 92 euro la tonnellata, cioè uno di
meno». Per i produttori, l’accordo con mesi di anticipo consente
anche una attenta programmazione. «Bisogna però vigilare – ha
detto Squeri – perché un prezzo così alto potrebbe portare altre
zone a produrre, ad esempio il Veneto e quindi superare quel limite».
Il prezzo vuole infatti premiare le zone tipiche dalla produzione.
Nell’area tra Piacenza, Parma, Cremona e Lodi si produce il 40% del
pomodoro nazionale e nella sola Piacenza il 20%. «L’accordo –
conlcude Squeri – rafforza anche l’immagine di Piacenza che
intende partecipare a Expo 2015 proprio con il progetto bandiera
fondato sul pomodoro. Avevamo visto giusto».
Il ruolo di Confapindustria è stato
rimarcato da Camisa, secondo il quale con la firma «si dà nuova
vita a una filiera che stava declinando. E’ un accordo
soddisfacente per produttori e industriali anche perché per la prima
volta introduce parametri quantitativi». Camisa ricorda l’impegno
di Gabriele Zanelli, coordinatore di Pomorete, e si aggancia a Expo:
«L’intesa è importante perché rilancia la centralità di
Piacenza in vista dell’Esposizione universale del 2015 e conferma
come trainante la rete del pomodoro. La filiera del pomodoro, dopo la
Lombardia viene ora riconosciuta anche dall’Emilia Romagna».
Infine, «l’accordo dà certezze ad agricoltori e industriali
garantendo risvolti positivi sul piano economico e su quello
dell’occupazione: «Siamo un’associazione dinamica e pragmatica.
Ci auguriamo che anche la politica segua il nostro esempio». E il
riferimento è alle parole d’ordine delle associazioni degli
imprenditori di tutta Italia: semplificazione e meno tasse.
Confapindustria è la più
rappresentativa sul territorio per le aziende di trasformazione
delpomodoro: le aziende piacentine raggiungono il 60%, quelle tra
Piacenza e Parma il 40% e in regione si tocca il 25%.
Agricoltura. Intesa sul pomodoro da industria, la soddisfazione di Rabboni
Bologna – “Mi congratulo con produttori e industriali per l’innovativo accordo sul pomodoro da industria”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni commenta l’intesa raggiunta ieri sera a Parma tra tutte le organizzazioni dei produttori e le rappresentanze delle imprese private di trasformazione (aggregate in Aiipa e Confapi) e riguardante il contratto quadro 2014 relativo al pomodoro da industria per il Nord Italia.
“L’anticipo con cui si è pervenuti all’intesa rispetto agli anni scorsi - sottolinea Rabboni - e la certezza di un prezzo remunerativo per gli agricoltori favoriranno una corretta programmazione delle superfici coltivate a pomodoro, vera e propria eccellenza emiliana, dopo le consistenti riduzioni dell’ultimo biennio. Mi auguro - conclude l’assessore - che le superfici che verranno programmate e coltivate risultino in linea con le effettive potenzialità dell’industria di trasformazione e che quest’ultima possa valorizzare adeguatamente sul piano commerciale in Italia e nel mondo i prodotti lavorati”.
L’accordoQueste le principali novità dell’intesa.
La prima riguarda l’aumento della remunerazione del pomodoro di oltre il 10% rispetto allo scorso anno, in funzione della qualità stabilita nel capitolato del contratto.
Innovazioni rilevanti riguardano l’introduzione di un premio economico in funzione della corretta programmazione da parte dei produttori e il rafforzamento del sistema di controllo sulla qualità per garantire una corretta e omogenea valutazione del pomodoro.
Relativamente al capitolato, è stato aggiornato il valore medio di riferimento della scala Brix (uno dei principali elementi che determina il pagamento): posizionato a 5 anziché a 5,05 per avvicinarlo alla media produttiva degli ultimi anni.
Infine, per poter programmare la produzione al meglio, è stato stabilito che i singoli contratti dovranno essere depositati all’Oi (Organizzazione interprofessionale, Distretto da pomodoro da industria del Nord Italia) entro venerdì 7 febbraio.
COMUNICATO
STAMPA
Contratto
quadro Nord Italia Pomodoro da Industria 2014, Garagnani: “Fredda è
la risposta del mondo agricolo. Il prezzo stabilito non offre, ancora
una volta, il margine necessario di guadagno e non favorisce gli
investimenti auspicati per il rilancio di un settore così importante
per l'economia emiliano romagnola”
Bologna,
20 gennaio 2014 – E'
stato siglato il Contratto quadro area Nord Italia per il pomodoro da
industria, tra le Industrie di Trasformazione e le Organizzazioni di
Produttori, che fissa il prezzo a 92€/t.
“Fredda
è la risposta del mondo agricolo. L'accordo non soddisfa ancora le
aspettative dei produttori che lo hanno accolto con poco entusiasmo.
L'attuale prezzo non darà certo i margini necessari di guadagno ai
coltivatori e non permetterà gli investimenti auspicati per il
rilancio di un settore così importante per l'economia emiliano
romagnola – dichiara Guglielmo Garagnani, presidente di
Confagricoltura Emilia Romagna”.
“Gli
strumenti di valutazione ed i parametri tecnici non sono stati
semplificati come da noi più volte richiesto – aggiunge Garagnani
- in particolare permane incerto e aleatorio il prezzo reale pagato
al produttore.”
“Prendiamo
atto della nuova formula introdotta che stabilisce una maggiorazione
del prezzo da 92 a 93 €/t se la produzione nel distretto del Nord
Italia rimarrà entro i 24 milioni di quintali. Ma avremmo certamente
preferito che tale premialità non venisse subordinata al
quantitativo annuale di produzione: la programmazione delle superfici
coltivate dovrebbe essere lo scopo e l'obiettivo principale delle
organizzazioni di produttori e non del mondo industriale – conclude
con ironia il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna”.
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