L’asina “Follia” verso Firenze, dov’è attesa per domani. Le polemiche sul titolo
di Andrea Guolo
segretario Arga Interregionale
L’asina Follia, partita da Bologna il 25 giugno con
destinazione Roma, è alle porte di Firenze. Il suo lungo viaggio attraverso
l’Appennino, al seguito di Nicola Zezza, ha un valore simbolico che vi abbiamo
raccontato e documentato in queste pagine. Follia, assieme alle sorelle e alla
madre, stava per essere macellata in quanto il terreno dove era ricoverata, a
seguito di piano regolatore, sta diventando zona artigianale con conseguente
costruzione di capannoni, fabbriche e svincoli stradali, con ulteriore
occupazione di suolo.
In questo particolare momento storico siamo costretti a
vivere in situazioni di difficoltà sociale, relazionale, politica, economica,
dimenticandoci che l’Italia, il “Bel Paese”, possiede dei valori intrinsechi
che ne costituiscono il principale patrimonio e ricchezza. Siamo i giornalisti
specializzati nell’ambiente, nell’agricoltura, nell’enogastronomia e nel
territorio di un Paese che, secondo costituzione, tutela il proprio paesaggio.
Troppe volte, per non ledere interessi economici altrui, siamo stati zitti di
fronte allo scempio che ne è stato fatto.
Argaemiliaromagna.it continuerà a informare i propri
associati sul viaggio dell’asina Follia, scelta doverosa per un’associazione che
crede in questi valori intrinsechi e ne fa la propria bandiera, aprendo le sue
pagine a interventi di chi, anche da altre regioni, vorrà documentarne o
raccontarne il passaggio.
Infine, un altrettanto doveroso commento sul titolo scelto
per la prima notizia lanciata da questo sito e sulle polemiche che ne sono
seguite.
Chi scrive queste poche righe cura il sito Arga ed è da
considerarsi responsabile delle scelte redazionali, titoli compresi. Il lavoro
fatto è gratuito e a esclusivo servizio della categoria, per contribuire a
diffondere le notizie che riguardano i nostri settori, spesso sostituendo le
testate “tradizionali” che ne concedono poco. Il tutto all’interno di
un’associazione che fa capo al Sindacato giornalisti e che riconosce
nell’Ordine il proprio punto di riferimento per le questioni deontologiche.
Non era mia intenzione, ricorrendo a un titolo ad effetto (i
titoli, si sa, servono anche per attrarre l’attenzione sulle notizie),
offendere alcuna collega, tantomeno l’Ordine dei Giornalisti. Se non c’è stata
corrispondenza tra intenzione e risultato, me ne scuso con chiunque si sia sentito offeso.
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