I pescatori di Coldiretti alla Festa Artusiana: "Salviamo il settore in Emilia Romagna!
Tra
il 2000 e il 2010, il numero dei battelli da pesca dell’Emilia
Romagna è calato di 400 unità, passando in dieci anni da 1.059 a
659b barche. Lo comunica Coldiretti Impresa Pesca sulla base dei dati
dell’Osservatorio dell’Economia ittica della Regione Emilia
Romagna. Il trend regionale – ricorda Coldiretti Impresa Pesca –
segue drammaticamente quello nazionale che negli ultimi trent’anni
ha perso il 35% delle imbarcazione (oggi sono solo 13.500) e 18 mila
posti di lavoro.
Per
sensibilizzare i consumatori attenti alla qualità del cibo, i
pescatori di Coldiretti Impresa Pesca interverranno alla Festa
Artusiana in programma a Forlimpopoli da sabato 22 a domenica 30
giugno. I pescatori della Cooperativa Armatori e Operatori della
Pesca di Cesenatico saranno presenti alla manifestazione insieme alle
aziende di Campagna Amica per far degustare insieme ai prodotti
dell’agricoltura anche il pesce italiano. Sabato 22, domenica 23,
giovedì 27, venerdì 28 e domenica 30 giugno, nello stand di piazza
Artusi sarà possibile degustare pesce fritto e risotto alla marinara
tutto a base di pesce dell’Adriatico.
“Negli
ultimi 25 anni – afferma il presidente di Coldiretti Impresa Pesca,
Tonino Giardini – le importazioni di prodotti ittici sono passate
dal 23 al 72 per cento e, di conseguenza il consumo di prodotto
nazionale è in continuo calo. Solo negli ultimi due anni
l’autosufficienza dell’Italia nel rifornimento del pesce è sceso
dal 32,8 per cento al 30,2 per cento. Abbiamo perso di vista il
mercato – sostiene Giardini – e le imprese rimaste faticano a
fare reddito. per ogni euro di pesce pagato dal consumatore, solo 25
centesimi vanno al pescatore”.
Secondo
elaborazioni Impresa Pesca Coldiretti su dati Ismea, anche per
effetto della crisi il consumo domestico di prodotti ittici è
diminuito complessivamente dell’1,5 per cento nel 2012. In calo,
soprattutto, gli acquisti di pesce fresco, scesi del 3 per cento
rispetto allo scorso anno ed in particolare di alici (-9,9 per
cento), calamari (-8 per cento) e vongole. Ad aumentare le difficoltà
il fatto che due pesci su tre consumati in Italia provengono
dall’estero, ma attualmente la legge sull’etichettatura prevede
la sola indicazione della zona di pesca che peraltro non è prevista
obbligatoriamente per il pesce servito al ristorante. Secondo Impresa
Pesca Coldiretti solo rendendo obbligatoria l’etichettatura
d’origine potrà essere garantita piena trasparenza rispetto alla
situazione attuale in cui si moltiplicano i casi di pesce straniero
spacciato per italiano. Basta pensare al pangasio del Mekong, venduto
come cernia, fino al polpo del Vietnam spacciato per nostrano. Ma –
denuncia Coldiretti Impresa Pesca- ci sono anche l’halibut
atlantico spacciato per sogliola, il dentice dalla Mauritania e le
vongole turche, mentre i gamberetti sono spesso targati Cina,
Argentina, Mozambico o, ancora, lo stesso Vietnam, dove peraltro è
permesso un trattamento con antibiotici che in Europa è vietato in
quanto pericoloso per la salute.
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