Pomodoro italiano o d'importazione cinese? Uno spettometro di massa ne rivelerà l'origine

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Il triplo concentrato cinese che giunge in alcuni porti del Meridione viene scaricato al largo e trasportato in alcune aziende di trasformazione che, quasi per magia, lo fanno diventare “italiano”. L’aggiramento della normativa è semplice: basta diluirlo con l’acqua, trasformarlo in doppio concentrato ed ecco che la passata diventa “tricolore”. Questo in base alle attuali normative. Insomma, fatta la legge gabbato lo santo, con tanti saluti alla tracciabilità. Ma questo processo potrebbe avere i giorni contati. Grazie a una nuova metodologia messa a punto da alcuni studiosi, con uno spettrometro di massa - che rileva gli isotopi (l’elemento essenziale della materia) specifici di ogni terreno - sarà possibile sapere da dove proviene il pomodoro.

Il progetto è stato presentato mercoledì scorso all’Università Cattolica di Piacenza, all’interno dei seminari di Agrisystem, dal professor Pier Renato Trincherini e da Claudio Baffi, dell’Istituto di chimica agraria della Cattolica. Uno studio voluto e finanziato dall’azienda Mutti spa conserve alimentari, di Parma.

Lo spettrometro di massa viene utilizzato per la cosmocronologia, (l’analisi dei meteoriti), la geocronologia (datare le età della terra) e l’archeometria che stabilisce provenienza ed autenticità dei reperti archeologici e per gli studiosi di storia dell’arte.

Trincherini è il responsabile del Lims (Laboratory for Isotope Mass Spectrometry) dell’Istituto istruzione superiore Cobianchi di Verbania, oltre che aver lavorato per il Cnr, Ispra ed essere membro di diverse Società di spettrometria (Usa, India). Trincherini ha realizzato una analisi metodologica che evidenzia come, determinando il rapporto isotopico 87/86 di stronzio - presente su tutta la crosta terrestre - in campioni di pomodoro, sia possibile stabilirne la provenienza geografica. La parte applicativa di questo studio è stata presentata al ministero dell’Agricoltura alcuni mesi fa.

I 92 elementi chimici stabili presenti in natura sono caratterizzati, per la maggior parte (71), da 340 isotopi identificati e misurati da diversi scienziati nel corso della storia; in particolare Nier, quelli “fissili e le anomalie isotopiche”, ovvero alcune differenze che sono riscontrabili in uranio, torio e piombo che caratterizzano rocce e terreni da cui derivano. Per primo si sono studiate le caratteristiche del piombo “primordiale”, cioè non ancora interessato al decadimento degli isotopi (anche in questo caso grazie a un meteorite). Con lo spettrometro di massa (raggio di un isotopo proporzionale alle massa) è stato poi possibile risalire alla provenienza di un determinato territorio.

Per il pomodoro (dove si utilizza un altro isotopo) è possibile distinguere la provenienza di quello cinese (triplo concentrato) che viene mescolato (dopo opportuna idratazione e in modesta misura) a quello italiano, grazie allo stronzio presente in tutti i terreni; il suo isotopo decade e presenta un’età diversa rispetto a quella rilevata nei terreni italiani. Le piante assorbono i nutrienti del terreno, tra cui lo Stronzio, e pertanto l’isotopo di questo elemento è presente nelle piante. Analizzando il pomodoro, si scoprirà che l’oro rosso avrà lo stesso rapporto isotopico del terreno, riuscendo così a stabilire da dove proviene. Nella ricerca sono stati usati pomodori provenienti da Piacenza, Parma e Ferrara e comparati con quelli cinesi.

Grazie a questa ricerca su prodotti della Pianura Padana (nel distretto del pomodoro) e su campioni cinesi, sarà possibile identificare con precisione ogni illecita mescolanza, una tutela scientifica irrefutabile a tutela dei consumatori che hanno diritto di scegliere e soprattutto conoscere ciò che acquistano. Un'arma in più per arrivare a leggi di tutela da parte di chi chiede da sempre la tracciabilità e l'origine dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole.

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