Arga a San Miniato, l'intervento di Alessandro Maresca
Pubblichiamo la relazione letta e scritta da Alessandro Maresca, tesoriere Arga e redattore del settimanale "Terra e Vita", nel corso della giornata organizzata da Arga Toscana a San Miniato, per la Mostra Internazionale del Tartufo Bianco. (Foto di Mario Rebeschini)
L’importanza delle produzioni di qualità nell’economia
nazionale
Ci stiamo trovando nel bel mezzo di una crisi, pesante e
profonda. Le proiezioni dell’Istat indicano che il 2012 si chiuderà con una
riduzione del Pil del 2,3% e che il 2013 vedrà un’ulteriore riduzione del Pil
dello 0,5%. La crisi la viviamo ogni giorno sulla nostra pelle e ci accorgiamo
di quanto tutto sia più faticoso e come sia sempre più difficile far quadrare i
conti. Non dobbiamo però annullare la nostra voglia di venirne fuori come se
non ci fosse ormai più niente da fare: gli eventi ci insegnano che è proprio
nei momenti di crisi che emergono le idee migliori.
I giornalisti dovrebbero iniziare a fornire un quadro meno
sensazionalistico e tenebroso di questa crisi e la cronaca di questo periodo di
difficoltà dovrebbe assumere una diversa connotazione. È compito, lo sappiamo,
dei mass media raccontare questa crisi, ma la sua cronaca deve essere fatta, possiamo
dire, in modo più «distaccato» evitando di trarre sempre e comunque conclusioni
tragiche. È vero, la situazione è difficile, ma con la voglia e l’impegno di
tutti ne possiamo gradualmente uscire, sia pure a costo di qualche sacrificio.
Sarebbe opportuno che i mass media cominciassero a riportare, accanto ai fatti
più tragici (vedi i suicidi di imprenditori) anche esperienze virtuose di chi
ha voglia, seriamente, di rimboccarsi le maniche. D’altra parte, come dice
qualcuno, è finita l’era di “soli diritti” ed è iniziata quella dei “doveri”,
da molti troppo spesso trascurati.
Ma veniamo al dunque. La crisi economica che sta affliggendo
il nostro Paese non ha certo risparmiato il settore agricolo. Questo però,
rispetto ad altri settori dell’economia italiana, appare un po’più in salute e
per qualche aspetto addirittura in controtendenza. I dati Istat, infatti,
indicano che in agricoltura crescono sia il Pil che l’occupazione, grazie anche
alle capacità e alla dedizione di molti nuovi giovani imprenditori. Il motore
pulsante di questo trend, in un sistema di prezzi dei prodotti agricoli molto
volatile, è sicuramente il miglioramento di alcune produzioni come quelle
ortofrutticole e vitivinicole.
Mentre la disoccupazione giovanile a settembre, si tratta
ancora di un dato Istat, si è attestata sul 35,1% (in aumento di 1,3 punti sul
mese precedente e di 4,7% nel confronto tendenziale), secondo Cia e Coldiretti
l’agricoltura italiana segna un valore in controtendenza. Nel secondo trimestre
2012, infatti, i lavoratori dipendenti sarebbero cresciuti di circa il 10%
mentre quelli indipendenti, ossia le nuove imprese, del 2,1%. Segnaliamo, in
particolare, che 1 lavoratore assunto su 4 ha meno di 40 anni e, per
la prima volta in 10 anni sono cresciute le aziende agricole condotte da
giovani agricoltori. Oggi sono circa 62mila le aziende che vedono al vertice
imprenditori under 30, e di queste 62mila più del 30% sono condotte da giovani
imprenditrici.
E sono proprio i giovani imprenditori i più sensibili alle
produzioni tipiche e di qualità, quelle produzioni che meno risentono della
crisi, molto apprezzate anche nei mercati esteri, dove purtroppo proliferano
anche produzioni made in Italy
contraffatte che con l’agroalimentare italiano non hanno niente a che fare.
Il falso made in Italy
alimentare raggiunge i 60 miliardi l’anno, ripartiti in 54 miliardi di Italian sounding (ovvero quelle
produzioni che in maniera artificiosa richiamano, con le denominazioni,
eccellenze del made in Italy) e 6
miliardi di contraffazione vera e propria. Secondo stime di Federalimentare i falsi
raggiungono quasi la metà del fatturato alimentare (che è di 127 miliardi) e
valgono più del doppio dell’export nazionale di settore (pari a 23 miliardi).
Questo sta a significare che su questo fronte c’è molto da lavorare per
ricreare il giusto spazio alle produzioni del nostro Paese.
C’è da dire, oltre tutto, che in seguito al verificarsi di
truffe e sofisticazioni, e all’accresciuto senso della ricerca della genuinità,
i prodotti di qualità trovano larga approvazione fra il pubblico dei
consumatori anche in un periodo come questo in cui si cerca di dirottare le
spese verso acquisti sempre più economici.
Secondo l’ultimo censimento agricolo le aziende italiane che
hanno coltivazioni o allevamenti certificati Dop e Igp sono più di 180mila,
ossia l’11,2%, ma questo dato risulta in progressivo aumento. In queste 180mila
sono comprese le aziende vitivinicole che producono vini Doc e Docg. Le aziende
con allevamenti certificati sono circa 32mila, ossia il 14,4% delle aziende in
complesso con allevamenti.
Più di un terzo (35,5%) delle aziende Dop/Igp risulta
localizzato nella ripartizione geografica del Nord-est. Si distinguono in
particolare il Veneto con 24.500 aziende,
la Toscana (16.700), l’Emilia-Romagna (15.500) e il Piemonte (15.300).
Fra le produzioni di qualità non possiamo dimenticare,
accanto a Dop e Igp, quelle biologiche. Sempre secondo il censimento del 2010
le aziende biologiche italiane sono quasi 45mila e rappresentano il 2,8% delle
aziende totali. Queste sono soprattutto al Sud e nelle Isole (62,5%) dove si
concentra anche il 71% della superficie biologica complessiva. In Italia la
superficie biologica rappresenta mediamente circa il 10% di quella totale con
il picco della Calabria, dove questa raggiunge il 17,7%.
L’Italia è il primo Paese europeo per numero di produzioni
tipiche di qualità. A fine 2011 erano infatti 239 i prodotti Dop, Igp, Stg (Specialità tradizionale garantita), riconosciuti a livello europeo, 20 in più dell’anno
precedente. I settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli
ortofrutticoli e cereali (94 prodotti), i formaggi (43), gli oli extravergini
(42) e le preparazioni di carni (36).
I prodotti tipici si confermano dunque una componente
significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività
nelle realtà agricole locali. Pur mantenendo talune caratteristiche tipiche dei
prodotti di nicchia, il settore dei prodotti di qualità va assumendo nel tempo
dimensioni sempre più importanti.
Possiamo dunque cercare di dare una “forte spallata” alla
crisi proprio ricominciando dalla qualità.
0 commenti