Emergenza lupi in Emilia Romagna. Coldiretti stima i danni

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Tra il 2006 e il 2011 in Emilia Romagna i danni stimati agli allevamenti da parte di lupi o cani inselvatichiti è aumentato di oltre un terzo, passando da 100 a 150 mila euro. E’ quanto afferma Coldiretti regionale sulla base dei dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) e della stessa regione Emilia Romagna. Nel 2011, ultimi dati disponibili – sottolinea Coldiretti – a fronte di 150 mila euro di danni stimati, quelli risarciti sono stati poco più di 60 mila.
 
A farne le spese sono soprattutto gli allevatori di pecore e capre, le prede più ambite, visto che da sole rappresentano il 91% degli animali uccisi. Quella degli attacchi alle greggi, riportati agli onori della cronaca con i recenti fatti sull’Appennino piacentino e romagnolo, sta diventando una situazione insostenibile per gli allevatori, che rischiano di gettare la spugna e di chiudere l’attività nelle aree appenniniche dove l’abbandono si è fatto sentire anche con la formazione di frane e smottamenti del terreno non più curato dall’uomo.
 
La causa principale di questi attacchi, come si evidenzia dalle carcasse degli animali colpiti – sottolinea Coldiretti – sono i cani inselvatichiti più che i lupi. Il numero di questi ultimi, secondo i dati Ispra, sull’Appennino Emiliano romagnolo sono 187, mentre i canidi, sempre sulla base delle stime di Ispra e Regione è di circa cinque a uno: per ogni lupo ci sono cinque cani.
 
“Probabilmente, oltre alla pecore, ci toccherà salvare anche i lupi – commenta il presidente regionale di Coldiretti, Mauro Tonello – perché si verificano sempre più spesso casi di ibridazioni cioè di capi nati dall’incrocio di cani con lupi. Così si rischia di arrecare un grave danno alla biodiversità perché si perde il patrimonio genetico del lupo, imbastardito dai troppi incroci. La Regione sul fronte dei danni è intervenuta con i finanziamenti per la prevenzione e con il risarcimento anche per i canidi oltre che per i lupi. Ma ora dobbiamo cominciare a lavorare sulla prevenzione attiva, perché non è più tollerabile che un’attività d’impresa sia tenuta continuamente sotto scacco. Occorrerà intervenire decisamente per eliminare la presenza e la diffusione dei canidi e salvare il reddito degli allevatori nonché salvaguardare il patrimonio di biodiversità rappresentato dal lupo (specie canis lupus) del nostro Appennino, che, sia detto per inciso, ha tra le sue prede principali i cinghiali più che le pecore. Come richiesto da Coldiretti – informa Tonello – la Regione sta predisponendo un intervento per finanziare l’acquisto di cani da pastore, ma è necessario cominciare ad operare sull’altro fronte indicato da Ispra per evitare l’estinzione della specie lupo e cioè mettere in piedi rapidamente misure per la cattura e la sterilizzazione dei capi non appartenenti alla specie canis lupus e, nel caso questo non fosse possibile, bisognerà pensare anche di portare la raccomandazione dell’Unione europea di salvaguardare prioritariamente il lupo fino all’estrema conseguenza dell’abbattimento degli ibridi”.

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