Emilia Wine, nasce a Reggio Emilia una nuova cooperativa del Lambrusco

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Nella foto di Gabriele Arlotti, i protagonisti dell'accordo che sancisce la costituzione di Emilia Wine

“Emilia Wine, società cooperativa agricola” nascerà ufficialmente a Natale un colosso della produzione di Lambrusco, con oltre 700 soci e 400 mila quintali di uva conferita: il secondo a Reggio Emilia, il terzo in regione assieme a Riunite – Civ e a Carpi. Un fatturato annuo stimato di oltre 20 milioni di euro con un patrimonio netto che è oltre il 50% dello stesso. Nei giorni della vendemmia 2013 ha preso ufficialmente il via un processo di accorpamento tra cantine portata storica tra le cantine di Prato, Arceto, Nuova Correggio.

“Un’idea che è nata quando abbiamo costituito il Consorzio del Rossissimo – spiega Italo Veneri, 66 anni viticoltore, presidente della cantina Nuova di Correggio - era il 2010”.
“Un progetto da molteplici risvolti – gli fa eco Renzo Zaldini, 60 anni, viticoltore e presidente della cantina Prato –, affrontato partendo da un piano industriale redatto da esperti, partito dal basso, condiviso dai soci. Inizialmente doveva coinvolgere più cantine, ma la porta rimarrà aperta. Una scelta che guarda ‘al portafoglio’, alle sinergie che si creeranno, ma soprattutto al futuro”.
Si è trovato dialogo e accordo, notano i presidenti, ma anche, rileva Davide Frascari, 39 anni, viticoltore e presidente della Cantina di Arceto - “uno straordinario processo di decisione democratica dove, dopo la discussione dei consigli e diverse riunioni informative, si è giunti a tre votazioni storiche nelle assemblee delle rispettive cantine dove oltre il 95% dei soci ha votato, l’8 e il 9 settembre, dando il via libera alla fusione”.

I motivi della fusione? “Lasciare da parte la naturale competizione tra cantine produttrici di Lambrusco sul mercato – risponde Frascari - e, invece, creare una massa critica che possa permettere risparmi e sinergie e, soprattutto, opportunità di mercato in un forte gioco di squadra”.
E proprio l’approccio al mercato è sicuramente il tema d’attacco di Emilia Wine: “Il 55% del vino italiano è esportato – dicono all’unisono i presidenti - e le nostre aziende non erano certo organizzate per quello globale: ora possiamo compiere scelte strategiche sia di mercato, ma anche realizzare nuove linee merceologiche di prodotti a noi affini, come conserve alimentari, succhi d’uva,…e che paradossalmente producevano altri con le nostre uve e vino!”
I punti di forza tecnici? “La presenza di agronomi messi a disposizione delle aziende associate, l’esperienza dei tre enologi (Stefano Lini, Luca Tognoli, Piero Boceda), e quella coltivazione di vitigni di Ancellotta, uva invidiatissima al mondo per la qualità intrinseca e per la presenza naturale di antociani e flavonoidi, che altre uve non hanno”.

I risultati attesi dalla fusione? “Valore aggiunto e reddito ai produttori, ma soprattutto prospettiva e stabilità. Ora l’obiettivo è quello di organizzarsi per il mercato estero, per quello italiano… e con la massima collaborazione con gli altri competitori”.
Per il futuro? “Crediamo di avere intrapreso un percorso che non si può fare senza adeguata massa critica – afferma Italo Veneri – è l’aggregazione è la rotta da seguire”. L’estensione territoriale di Emilia Wine è di tutto rispetto: “Le aziende associate vanno dalla collina di Scandiano e Albinea al cuore della pianura reggiana, Correggio, San Martino in Rio, Rio Saliceto”.
“La produzione di Emilia Wine sarà quella di vini Colli di Scandiano e Canossa Dop (Spergola, Malvasia, Lambrusco Grasparossa, Marzemino) e Lambrusco Reggiano Dop (Salamino, Maestri e Marani), oltre che del ‘rossissimo’, richiestissimo per la sua proprietà di arricchire naturalmente altri vini di grado e colore, e utilizzato dall’industria alimentare e cosmetica per le sue proprietà e la sua particolare pigmentazione naturale. Godrà delle certificazioni di tracciabilità di filiera per ambire ai mercati esteri”, spiega Davide Frascari.

Nelle vicende della viticultura regionale “questa fusione è un evento a suo modo storico, dove le grandi cantine hanno saputo lasciare da parte il campanilismo per il bene delle rispettive realtà. Le contrapposizioni delle cantine di don Camillo e Peppone appartengono al passato, il nostro futuro è quello dell’imprenditore agricolo, consapevole della ricchezza del nostro patrimonio viticolo”.
La nuova cantina “Emilia Wine società cooperativa agricola” sarà ufficialmente presentata a Natale al cospetto delle massime autorità istituzionali e del settore enologico. Attualmente sono 60 i giorni di tempo minimi per legge accordati ai presidenti per redigere la nuova società.
Il processo di fusione è stato seguito favorevolmente dalle centrali cooperative Confcooperative e Legacoop e dalle associazioni di categoria Cia, Confagricoltura, Coldiretti, Ugc Cisl.


LE CANTINE COINVOLTE

Tre per una, nel segno del Lambrusco

Emilia Wine raggruppa oltre il 30% della produzione vitivinicola reggiana. Deriva dalla fusione della cantina di Prato (di Correggio) attiva dal 1940, con la produzione di 120.000/130.000 quintali conferiti dai 160 soci. Qui le aziende producono per un 65% uva Ancellotta, 35% di altri vitigni Lambrusco (Marani e, oggi, soprattutto Salamino); Arceto, attiva dal 1937, con la produzione di 115.000 quintali conferiti dai 386 soci e dove le aziende producono per un 25% Ancellotta, 10% di Spergola (un vitigno bianco autoctono), 65% di altri Lambruschi (Salmino e Grasparossa); la Nuova di Correggio, attiva dal 1952, dove si producono 100.000 quintali conferiti da 180 soci, con un 58% di Ancellotta, 42% Lambruschi (Salamino, Marani). La sede legale di Emilia Wine sarà in comune di Scandiano, nel moderno stabilimento di Arceto (Scandiano), mentre conserverà la storica partita iva e l’anagrafica fiscale della Cantina di Prato. Sono già stati eletti i 21 componenti del nuovo consiglio di amministrazione (7 per ogni precedente cantina) e che nella prima seduta eleggeranno i vertici aziendali.

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