Climate ChangER, un grande patto pubblico/privato per la riduzione dei gas serra di origine agricola

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La Regione Emilia-Romagna  si candida a laboratorio nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra di origine agricola e lo fa insieme ad alcuni dei principali marchi dell’agroalimentare italiano e della grande distribuzione: Barilla, Coop, Granarolo, Granterre, Centro Servizi Ortofrutticoli, Apoconerpo e Unipeg.

E’  quanto prevede  Climate ChangER  un progetto che si propone di mettere a punto tecniche di coltivazione e di allevamento che, a parità di rese produttive e qualità dei prodotti, riducano la produzione di CO2 e degli altri principali gas climalteranti.

“Tale  riduzione  – ha spiegato oggi a Bologna l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni -   non viene teorizzata o ipotizzata, ma sarà praticata sul campo da un campione di aziende agricole che  adotteranno le  buone pratiche nel loro processo  produttivo. Queste buone pratiche saranno poi stabilizzate e diffuse attraverso i contratti di fornitura dei partner privati,  il sostegno delle risorse del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 e  azioni di sensibilizzazione verso i  consumatori”.

Il valore aggiunto di Climate ChangER è dato  proprio dalla partecipazione di alcuni tra i più importanti gruppi nazionali e internazionali dell’agroalimentare e della grande distribuzione: un partenariato che rappresenta direttamente e indirettamente circa il 30% delle imprese agricole regionali e 7,5 milioni di consumatori.  Un aspetto importante  è costituito inoltre dalla possibilità di condividere  le esperienze già avviate nel campo della sostenibilità ambientale dai singoli partecipanti.  “Porteremo nell’iniziativa – ha spiegato  il responsabile Sicurezza e Ambiente Luca Ruini di Barilla -  i risultati del nostro progetto ‘grano duro alta qualità’ con il quale abbiamo visto che è possibile  ridurre l’impatto ambientale e , allo stesso tempo, migliorare le rese e abbattere i costi”.

“La qualità  va perseguita a tutto campo, partendo dalla stalla  – ha sottolineato Vittorio Zambrini , direttore Qualità  di Granarolo, convinto che “ridurre l’impatto ambientale non sia da considerare un sovraccosto”, mentre  Claudio Mazzini, responsabile Sostenibiltà e Innovazione di Coop  si è soffermato sul ruolo fondamentale che “ i cittadini con le loro scelte potranno svolgere nell’indurre il cambiamento nelle aziende”.

Partner scientifici del progetto  sono Arpa  (l’Agenzia regionale di prevenzione e ambiente) e gli enti di ricerca  Crpv di Cesena e Crpa di Reggio Emilia.  Un ulteriore supporto  sarà fornito dal  Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Approvato  dalla  Commissione UE  nell’ambito del Programma LIFE, il progetto ha durata triennale e un costo di 1,8 milioni di euro cofinanziati  al 50% dall’Europa.  Cosa prevede Climate ChangERL’obiettivo è  mettere a punto nuovi disciplinari di produzione agricola e zootecnica, utilizzando le tecniche  più avanzate individuate dalla ricerca  in ambito internazionale e partendo dall’esperienza ormai consolidata in Emilia-Romagna della lotta integrata.

Buone pratiche che potranno prevedere, tra l’altro, la riduzione dell’uso di fertilizzanti e fitofarmaci, una  più razionale gestione delle risorse idriche,  tecniche di lavorazione della terra più leggere, diverse modalità di gestione delle deiezioni, nuovi tipi di alimentazione degli animali.

I settori  su cui si lavorerà sono quelli di  grano duro, pomodoro da industria, pero, pesco, fagiolino, bovini  (per la produzione di latte alimentare e di Parmigiano-Reggiano e da carne).
Un passaggio importante sarà dato dalla sperimentazione in azienda (grazie a un  campione  di imprese  agricole che hanno già dato la loro disponibilità), ma l’obiettivo  finale è  introdurre in modo stabile i nuovi disciplinari nelle filiere produttive regionali, anche grazie alle risorse della nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-2020, sostenendoli e valorizzandoli presso i consumatori.
L’applicazione delle nuove  metodologie dovrà ridurre  le emissioni di origine agricola dell'Emilia-Romagna di 200 mila tonnellate di CO2 equivalenti in tre anni, in coerenza con gli obiettivi  europei della Strategia Europa 2020.

Il progetto utilizzerà la metodologia dell’LCA (Life Cycle Assessment)  per calcolare l’impronta di carbonio (dunque le emissioni ) delle diverse colture. Lo farà in considerando l’insieme delle colture, dunque in una logica di sostenibilità complessiva.I gas più  coinvolti nel cambiamento climatico in atto sono l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (NO2) e il metano (CH2).   Secondo gli esperti il settore agricolo nel suo complesso contribuisce al 6,7% della produzione di gas serra.

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