Alla riscoperta di Olindo Guerrini, poeta, letterato e gastronomo

by - 12:14



“Olindo Guerrini, tanti volti ed uno solo”, il titolo della tesi di laurea di Paola Pasolini recentemente presentata a Sant’Alberto (RA) presso Casa Guerrini, a cura della Cooperativa Culturale S’A - Sant’Alberto un paese vuole conoscersi e dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna. Relatore il Prof. Marco Veglia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. L’evento santalbertese si inserisce nella serie di iniziative che si terranno fino al 2016 per la ricorrenza del centenario della morte del poeta romagnolo.

Olindo Guerrini (1845  1916) è stato un poeta e scrittore, nonché bibliofilo e studioso di letteratura italiana, noto sotto diversi pseudonimi fra i quali Lorenzo Stecchetti, Argia Sbolenfi, Pulinera, Bepi e Mercutio. Poco dopo la nascita di Olindo, a Forlì, la famiglia si trasferì a Sant’Alberto di Ravenna, dove il padre era farmacista. E Sant’Alberto è stata la patria effettiva del poeta per tutta la vita, nonostante il lavoro lo tenesse quasi costantemente a Bologna, dove fu direttore della Biblioteca Universitaria ed ebbe lunga e stretta amicizia con Giosuè Carducci. Autore dei famosi Sonetti Romagnoli (pubblicati da Zanichelli – Bologna nel 1920, a cura del figlio Guido Guerrini) con lo pseudonimo Lorenzo Stecchetti, Guerrini ha rappresentato uno dei personaggi attraverso i quali è stata spesso identificata la Romagna. Per questo, negli anni in cui la scolarità e la cultura popolari erano molto più modeste rispetto ad oggi, è stato spesso considerato e conosciuto come poeta vernacolare. Il suo spessore fu invece di ben altra portata. Conosciuto ed apprezzato molto oltre il limite geografico e culturale che il pubblico di casa gli ha sempre, inconsciamente, tracciato intorno, collaborò con molti giornali e riviste, spesso sotto qualcuno dei suoi diversi pseudonimi. Suoi sono, solo per citare alcuni lavori, Postuma, le Rime, Polemica e Nova Polemica. La produzione di Olindo Guerrini arrivò fino a Roma, presso l’editore Angelo Sommaruga, per i cui tipi collaborò sulla rivista Roma Bizantina, e, nel 1883, pubblicando “Brandelli”, un copioso e interessantissimo lavoro che raccoglie commenti storici e letterari oltre ad introspezioni personali. Ma della sua produzione letteraria è rimasto spesso sconosciuto al pubblico un lato assolutamente particolare al suo tempo: la gastronomia. Buongustaio, interessato a tale aspetto della vita domestica quotidiana, diede alle stampe alcuni interessanti volumi come La tavola e la cucina nei secoli XIV e XV (Firenze, Barbèra, 1884), un saggio che proponeva un’indagine sulla cucina italiana del Medioevo. Vide la luce poi L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa (Roma, Formiggini, 1918), pubblicato postumo, un ricettario imperniato sul riutilizzo dei cibi. Per la cronaca, in origine Guerrini propose la stesura del suddetto ricettario all’amico Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana, il quale però non accettò mai di aderire alla richiesta. Va detto che la passione per la gastronomia indusse Guerrini a raccogliere un considerevole numero di libri di cucina. Del Guerrini, ghiotto di pesce, è rimasto inoltre un piccolo epistolario (Ghiottonerie ittiche per la mensa del buongustaio Olindo), che porta date dei primi del Novecento, raccolto dall’amico Valentino Bedeschi al quale il poeta si rivolgeva per farsi spedire partitelle di pescato a Bologna.
La predilezione per i calamari fritti fece peraltro incappare involontariamente il Guerrini in una considerazione rimata, non certo galante, su una nota città adriatica: “Se Ancona è meno bella - E men glauco è il suo mar - Ha buoni i calamar - Fritti in padella“. Alcune delle opere di Guerrini si trovano tuttora come ristampe o, nel caso degli originali, nell’ambito del libro d’antiquariato. (info su www.natura.ra.it)

Roberto Aguzzoni

You May Also Like

0 commenti