Bike&Wine Press, il "diario" di sette giorni eno-sostenibili (con patrocinio Unaga)
Lisa Bellocchi e Roberto Zalambani danno il via alla prima edizione di Bike&Wine Press
Riportiamo il diario completo, scritto da Andrea Guolo e Giambattista Marchetto, della prima edizione di Bike&Wine Press, iniziativa patrocinata Unaga che si è svolta da Bologna all'Argentario attraverso le principali denominazioni toscane del vino.
GIORNO 1
Alle 8.30 precise di lunedì 26 aprile, come da programma, Lisa Bellocchi (presidente Arga Interregionale e vice presidente di Enaj) e Roberto Zalambani (presidente nazionale Unarga) hanno dato il via alla prima edizione di Bike&Wine Press. Prima del via, Bellocchi e Zalambani hanno consegnato le tessere onorarie Arga ai due ciclo-giornalisti ideatori dell’iniziativa, Andrea Guolo e Giambattista Marchetto, in viaggio da Bologna all’Argentario per sensibilizzare i colleghi e l’opinione pubblica sul ritorno a un enoturismo sostenibile, con l’utilizzo di e-bike. Antonella e Claudio, soci di Fiab (Federazione italiana ambiente bici) hanno accompagnato per un primo tratto urbano i giornalisti, fino al ponte sul Savena che delimita il confine comunale di Bologna.
La bicicletta a pedalata assistita si è rivelata fondamentale già nel tratto emiliano per portare avanti l’impresa, specie nella temibile salita dal fondovalle Savena a Monghidoro prima dell’ultimo strappo verso il passo della Raticosa, ormai in territorio toscano. Da qui, nel comune di Firenzuola, le prime due tappe golose del viaggio.
Il caseificio Pagliana è un gioiellino, frutto dell’impegno di un gruppo di mugellani per la valorizzazione del latte bovino, ovino e caprino di alta qualità e biologico di questi verdi pascoli: oltre agli straordinari formaggi (da provare l’erborinato di pecora e l’affinato con le vinacce della cantina Frascole), si possono acquistare le carni ovine e di piccione macellate da loro e quelle dei bovini allevati in azienda.
Il Bar Bibo, quasi al valico della Futa, è un punto di riferimento per i gourmet in viaggio da Bologna a Firenze. Nel giorno della riapertura, i proprietari Alessandro e Federica hanno accolto i giornalisti tra assaggi di prosciutto, una confortante zuppetta con il farro dell’azienda Poggio del Farro (diventata leader nel suo ambito, oggi esporta negli Usa) e con tanto entusiasmo nonostante il periodo difficile. Grandi vini e una carne di altissima qualità sono il biglietto da visita di questo ristorante e wine bar.
Dopo la spettacolare e divertente discesa dalla Futa a Fonte Panna, e dopo essersi persi in mezzo ai prati verdi per una strada bianca e sostanzialmente impraticabile, Guolo e Marchetto hanno visitato le prime tre cantine del viaggio.
Podere Fortuna, di proprietà di un imprenditore della Florida, ha grandi progetti in cantiere, tra cui il recupero in chiave hospitality di un vicino castello. I vini dell’azienda, che come tutte quelle del Mugello è caratterizzata da produzione contenuta e valorizzazione di un vitigno difficile come il Pinot nero che qui però trova una sua ottima espressione, son distribuiti perlopiù nella ristorazione italiana, tuttavia il 2020 non è stato disastroso perché c’è stato un buon aumento di richieste dall’estero.
Dopo essersi spostati nella parte sud del Mugello, oltre Dicomano, Guolo e Marchetto hanno dovuto affrontare una temibile salita per arrivare in vetta a Frascole, seconda cantina della giornata e secondo momento di difficoltà per la batteria ormai scarica della bicicletta di Marchetto (causa poi individuata: aveva viaggiato con le luci accese). Il proprietario Enrico Lippi, dopo aver pazientato a lungo, è stato un perfetto padrone di casa: tasting dei vini (notevoli il Trebbiano e il Chianti Rufina riserva), racconto della storia aziendale dei suoi programmi enoturistici (l’azienda ospita diverse villette immerse in un ambiente incontaminato dove soffia una brezza estiva costante che scende dal Falterona, il monte da cui sorge l’Arno).
Ultima tappa, dopo una salita ancora più impegnativa, a Borgo Macereto, sempre nel territorio di Dicomano, dove Guolo e Marchetto sono giunti quando ormai era buio e hanno trovato in Ilaria Chimenti una specie di angelo. La rappresentante dell’azienda ha avvisato casa dicendo al marito di badare lui ai figli, perché in azienda c’erano due giornalisti da sfamare: e le sue torte salate si sono rivelate davvero eccellenti così come i vini della tenuta, che “firma” un Pinot nero davvero notevole e le cui etichette sono perlopiù ricavate dalle opere del pittore fiorentino Francesco Nesi.
GIORNO 2
Da sinistra: Andrea Guolo, Alessandro Marzotto (Gruppo Santa Margherita-Lamole di Lamole) e Giambattista Marchetto
La e-bike è una grazia di Dio, ma pedalata assistita non significa pedalata sostituita… così all’alba del secondo giorno la stanchezza si fa già sentire. Questo però non ha impedito ai due ciclogiornalisti Guolo e Marchetto di trovare le motivazioni per percorrerne altri 90, da Dicomano in Mugello fino a Panzano in Chianti Classico. Mettendoci pure in mezzo due piccoli valici nei punti più alti della denominazione, il passo del Sugame e lo scollinamento di Lamole.
In sella alle e-bike fornite dal “mitico” Renzo Toni di Ciclofficina a Castenaso, la giornata è cominciata con il trasferimento molto breve da Borgo Macereto alla cantina di Fattoria Il Lago, con prima degustazione dei vini prodotti dalla micro-azienda tra cui spiccano un Pinot Nero in perfetto stile mugellano, i Chianti Rufina e un pluripremiato Syrah di alta quota. Da qui, discesa rapida verso Pontassieve e pronta risalita, forse la più tosta, fino a Podere Belvedere per incontrare lo chef Edoardo Tilli, grande mano e filosofia sempre più orientata all’autoproduzione (già presente una piccola serra di piante officinali e in arrivo un potenziamento dell’orto con vista val di Sieve). C’è anche il tempo per una piccola degustazione con il pane fatto in casa, l’olio dell’azienda e alcuni piatti sorprendenti, tra cui l’ostica di campagna (senza ostrica!).
L’ingresso in Chianti Classico inizia da Figline salendo verso Dudda, con la visita al tenimento omonimo dell’azienda Carpineto. A Dudda iniziò la storia dell’azienda di proprietà delle famiglie Sacchet e Zaccheo, oggi presenti anche a Montalcino e Montepulciano. Alta tecnologia e forte identità territoriale caratterizzano la sede centrale in Chianti Classico, dove Guolo e Marchetto hanno incontrato l’enologa Caterina Sacchet.
Da qui a Lamole, ci sono i due temibili valici che valgono il viaggio per la godibile discesa verso Greve in Chianti e per i paesaggi clamorosamente belli nella salita verso Lamole sul crinale sospeso tra due valli. L’arrivo alla chiesa di Lamole vede un parterre d’eccezione presente per congratularsi con i ciclisti: presenti lo stato maggiore di Lamole di Lamole guidato da Alessandro Marzotto e quello del Consorzio di Tutela del Chianti Classico con il presidente Giovanni Manetti. Foto di rito e interviste a seguire (i ciclisti sono pur sempre giornalisti!). E tanti complimenti per l’iniziativa che, come ha detto il presidente Manetti, “è in piena linea con il tipo di turismo che il consorzio da sempre vuole incentivare, per la promozione del territorio”. A Lamole di Lamole, azienda gioiello del gruppo Santa Margherita, intervista esclusiva con Alessandro Marzotto e tasting dei vini, compresa l’eccellente Gran Selezione Chianti Classico.
Ultimo sforzo, con passaggio per il centro di Panzano in Chianti dove c’è la “mitica” macelleria di Dario Cecchini, verso la destinazione finale del secondo giorno: Tenuta Casenuove, di proprietà di un imprenditore francese, che promette di diventare l’ennesimo gioiello di ospitalità di un territorio come il Chianti Classico che rappresenta un esempio per equilibrio tra viticoltura e natura “selvaggia”. L’arrivo a Casenuove è con brivido, causa incontro con mamma cinghiale e tre pargoli al seguito, ma la cinghialessa, forse consapevole delle buone intenzioni di Guolo e Marchetto, non ha attaccato. E gran finale a cena con alcuni colleghi, presenti a Casenuove per un press tour, con il gestore dell’azienda Alessandro Fonseca a tenere le fila con garbo e senso dell’ospitalità.
GIORNO 3
Guolo e Marchetto davanti al Gallo Nero di Castellina in Chianti, con le maglie ciclistiche del Consorzio Chianti Classico
Il sole non splende ma almeno la pioggia, data per incessante durante lo svolgimento della prima edizione di Bike&Wine Press, si è presentata in maniera saltuaria. Anzi: gli scrosci hanno riguardato perlopiù le ore notturne. Così anche la partenza del terzo giorno, da Podere Casenuove in quel di Panzano in Chianti per la tappa denominata Chianti Classico Tour, è stata caratterizzata da una pioggia battente solo per il primo tratto fino a Castellina, dove i due ciclo-giornalisti Andrea Guolo e Giambattista Marchetto hanno effettuato la sosta inevitabile davanti al monumento del Gallo Nero che caratterizza la denominazione Chianti Classico indossando le magliette ciclistiche in pieno tema donate dal Consorzio di Tutela. Da lì, ancora un po’ inzuppati ma con il tempo in fase di miglioramento, l’arrivo a Fonterutoli per il primo incontro della giornata con Francesco Mazzei, la cui famiglia opera nel vino dal lontano 1435 ed è presente con proprietà anche in Maremma e a Noto in Sicilia. Dopo le fasi di cambio vestiti, la visita della cantina-wow (ideata dalla sorella di Francesco, Agnese Mazzei) e il tasting, arriva il momento di un caffè nel borgo antico di Fonterutoli dove l’attività di accoglienza della famiglia Mazzei convive con la presenza di famiglie locali in una bella armonia di esperienze.
Un breve percorso perlopiù in discesa porta i ciclo-giornalisti alla Tenuta San Leonino del gruppo Bertani Domains (proprietà Angelini) dove li attende un clamoroso cambio maglia: via quella del Chianti Classico per indossare una t-shirt con lo slogan “Io Governo” che non intende tanto la volontà di soffiare il posto di premier a Mario Draghi, quanto piuttosto il piacere nel degustare il cosiddetto governo all’uso toscano un tempo in auge per i vini e rilanciato proprio da San Leonino. Non a caso, la successiva degustazione inizia con il Governo per poi proseguire con le varie tipologie di Chianti Classico fino alla Gran Selezione.
Una tragica sorpresa attende però i giornalisti in bicicletta: la destinazione successiva, apparentemente vicina, in realtà dista oltre 20 km di strade “fantasiose” lungo le quali troveranno di tutto, compreso un torrente da guadare. Le bici di Renzo Toni di Ciclofficina Valli Bolognesi però non temono il terreno insidioso e condurranno i due a compiere l’impresa che è proprio il caso di definire “eroica” perché l’arrivo è fissato all’Eroica Caffè situato ai piedi del castello di Brolio e di fronte all’azienda storica del territorio ovvero Barone Ricasoli. Ad attenderli, nonostante le quasi due ore di ritardo, c’è il barone Francesco Ricasoli in persona, oggi a capo di un’azienda fondata nel lontanissimo 1141 e prima in Chianti Classico per estensione. Oltre all’intervista di rito, passerà alla storia la foto con il barone che recupera per l’occasione la sua Bianchi vintage con la “targa” che riproduce proprio l’anno di fondazione.
La tappa Chianti Classico Tour è densa di soddisfazioni ma la pioggia è dietro l’angolo e così un piccolo scroscio accompagna i giornalisti fino a Castello di Meleto, altro luogo incantevole per posizione, rispetto per l’ambiente (tutto biologico) e per l’omonimo castello che aprirà le sue porte alla curiosità dei nostri reporter grazie alla disponibilità del general manager Michele Cortantese, il quale nasconde un passato da ciclista audace: sua fu l’impresa di un viaggio da Torino a Salerno. E qui la degustazione diventa particolarmente ampia, come testimoniano le immagini postate sui social network. Il castello è un vero gioiello e oggi rappresenta la punta di diamante dell’offerta di hospitality dell’azienda. La “chicca” della struttura? Il teatrino realizzato dagli antichi proprietari per sopportare i tempi di isolamento a causa delle guerre, segno che ogni epoca ha avuto il suo Netflix o Amazon Prime di riferimento.
Gli ultimi 15 km della giornata sono faticosi, ma il punto di arrivo è di quelli che lasciano a bocca aperta. Borgo San Felice, proprietà Allianz a Castelnuovo Berardenga, fu acquisito in condizioni davvero precarie e oggi è uno dei resort italiani più famosi al mondo, appartenente alla associazione Relais & Chateau di cui il general manager del Borgo, Danilo Guerrini, è il delegato per l’Italia. L’accoglienza è quella delle grandi occasioni. A Guolo, Marchetto e al delegato Fiab per Siena e per la Toscana, Alberto Paggetti, salito per l’occasione, si presenta l’enologo della tenuta, Leonardo Bellaccini, con due bottiglie dei migliori vini prodotti in loco. Visita in cantina, tasting delle punte di diamante prodotte nelle altre cantine del gruppo (Montalcino e Bolgheri) e poi cena alla presenza di Guerrini, i cui racconti sono preziosi per comprendere la storia di Borgo San Felice, gli investimenti in atto e la voglia di ripartire ad accogliere non solo i turisti italiani, che la scorsa estate hanno garantito un tasso di occupazione sorprendentemente alto per la struttura, ma anche finalmente gli internazionali a partire dagli americani.
GIORNO 4
L'arrivo a Fattoria dei Barbi… e venne il giorno di Montalcino! Il percorso da Borgo San Felice in Chianti Classico fino alla città del Brunello attraversa tutte le Crete senesi ed è davvero emozionante, ma ancora una volta Guolo e Marchetto hanno compreso i vantaggi della e-bike come strumento di mobilità sostenibile che al tempo stesso permette di godersi il panorama senza doverci rimettere un polmone. L’idea di quei costanti saliscendi da percorrere senza l’aiutino delle funzioni “eco” o “tour” della pedalata assistita toglie ancora il fiato ai due ciclogiornalisti. L’ultima delle marce elettroniche, quella della disperazione mai toccata in precedenza, viene inserita quasi in pianta stabile durante la peggiore delle salite, quella che porta in vetta a Montalcino attraverso la strada bianca detta il Canalicchio.
Lo sforzo viene però ripagato dall’accoglienza dei presenti: lo stato maggiore del Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino è presente in piazza per un brindisi con la già grande annata 2016 all’impresa di Bike&Wine Press. Inoltre, a Guolo e Marchetto vengono consegnate dal vice presidente del Consorzio Riccardo Talenti e dal direttore Michele Fontana le magliette ufficiali del prossimo Giro d’Italia che farà tappa proprio nella città del Brunello.
Da qui in poi, il passaggio tra le colline ilcinesi è un vero e proprio trionfo. Già prima di scalare il Canalicchio, Bike&Wine Press aveva fatto un passaggio con visita a Casato Prime Donne per rendere omaggio alla Signora del Brunello, Donatella Cinelli Colombini, considerata la madre dell’enoturismo made in Italy e ideatrice di manifestazioni di successo straordinario come Cantine Aperte.
La sosta successiva è un tributo al più grande nome della storia di Montalcino. Il viale alberato che conduce alla Tenuta il Greppo della Biondi Santi viene percorso trattenendo il fiato, e all’arrivo c’è Lene Lunvald Bucelli, capo dell’ospitalità e del marketing, con una bottiglia di Champagne Piper Heidsieck (l’azienda è di proprietà del gruppo francese Epi) conservata per l’occasione.
Di nobiltà in nobiltà, i due giornalisti percorrono la strada che li porta alle proprietà di Fattoria dei Barbi, azienda di Stefano Cinelli Colombini (che recentemente ha dato alle stampe un prezioso libro sulla storia dei grandi imprenditori vitivinicoli di Montalcino) dove il vino fa parte di un’offerta molto ampia di prodotti, compresi i formaggi (degustati come aperitivo assieme ad altre prelibatezze) prodotti nel caseificio interno.
Con grande pazienza, in Mastrojanni hanno atteso i giornalisti in grave ritardo (ma Oscar Wilde diceva che si può resistere a tutto fuorché alle tentazioni!) per l’inizo della seconda parte della giornata. Una seconda parte che sarà ricordata a lungo in quel di Montacino… perché sancisce una pace duratura tra antichi concorrenti quasi belligeranti. E la celebrazione di questa pace è avvenuta proprio in occasione di Bike&Wine Press. In Mastrojanni infatti, all’arrivo dei giornalisti, sono già presenti Paolo Bianchini, a capo di Ciacci Piccolomini d’Aragona, e Bernardino Sani, amministratore delegato di Tenuta di Argiano. Il ruolo del Metternich è stato interpretato alla perfezione da Andrea Macchetti, amministratore della Mastrojanni (azienda del gruppo Illy), che ha aperto le danze della pace ospitando tutti per un pranzo nel quale gli chef della tenuta hanno dato prova di grandi capacità. E si sa che il buon cibo è da sempre uno strumento di pace. Ad accompagnare il tutto, il Rosso di Montalcino annata 2019 delle tre aziende.
La pioggia a quel punto è imminente, ma Andrea Macchetti non la teme e sale in sella alla sua e-bike per seguire Guolo e Marchetto fino alla tenuta di Ciacci Piccolomini d’Aragona dove nel frattempo si è spostato Paolo Bianchini per accogliere il gruppo con tutti gli onori. Il momento clou di questo passaggio è la visita al Museo della Bicicletta voluto dall’imprenditore, che ha un passato di ciclista a livelli di quasi professionista. Terminata la visita, Bianchini si presenta davanti al gruppo con una Colnago vintage color giallo e si aggiunge per la traversata che li condurrà all’ultima tappa proprio a Tenuta di Argiano. Ed è già il momento della cena, alla quale i tre protagonisti si presentano con due etichette ciascuno di Brunello 2016: Brunello di Montalcino e Vigna del Suolo per Argiano, Brunello di Montalcino e Pianrosso per Ciacci Piccolomini d’Aragona, Brunello di Montalcino e Vigna Loreto per Mastrojanni. Avvenne mai qualcosa di simile nella storia ilcinese? Non è dato sapere, ma di certo un clima di così grande entusiasmo non lo si vedeva da molto tempo in quel di Montalcino. Una serata straordinaria, conclusa con la consegna delle borracce brandizzate e della mascherina speciale con la quale Guolo e Marchetto proseguiranno il loro viaggio verso la vicina denominazione di Montecucco.
GIORNO 5
Foto ufficiale con la sindaca di Cinigiano
Abbandonare Montalcino dal suo versante sud significa uscire dalla provincia di Siena per entrare in quella di Grosseto. Si cambia denominazione, dal Brunello di Montalcino al Montecucco, per una tappa breve in fatto di chilometri ma non per questo meno intensa. Andiamo per ordine.
Poco prima di superare il confine geografico, le biciclette a pedalata assistita si bloccano inevitabilmente di fronte ai cancelli dell’azienda che ha fatto conoscere al mondo le meraviglie del Brunello di Montalcino. Si tratta naturalmente di Banfi, che avrebbe molto di più da mostrare e non soltanto l’imponente cantina – il Castello è appena sopra, ma i tempi sono stretti – e ad accogliere i ciclogiornalisti di Bike&Wine Press c’è in persona l’amministratore delegato Enrico Viglierchio. Foto, intervista sul futuro dell’enoturismo e si passa rapidamente all’azienda successiva, già inserita nel territorio di Montecucco.
Si chiama Parmoleto ed è una bella realtà che rispecchia anche la tipologia ideale dell’azienda vitivinicola del Montecucco: più che vere e proprie wineries, siamo di fronte a delle farms, aziende agricole nelle quali il vino rappresenta una parte dell’attività. Nel caso di Parmoleto, siamo nell’ordine del 10% della proprietà totale. L’azienda si occupa anche di accoglienza con un edificio adibito a camere, un altro in fase di recupero e un ristorante. Nel tasting, spiccano due prodotti che rappresentano ormai l’impronta del territorio, il Montecucco docg 100% Sangiovese e il fresco Vermentino che in questa zona trova un’espressione più equilibrata ed elegante rispetto alla fascia costiera.
L’arrivo di Guolo e Marchetto a Cinigiano, il comune centrale della denominazione, viene salutato con i massimi onori possibili: in piazza scende la sindaca Romina Sani con tanto di fascia tricolore, e al gruppo si aggiunge per la foto celebrativa pure il simpatico Tito, ciclista ormai ottantenne che osserva con occhi increduli la bellezza e la tecnologia delle due biciclette fornite da Renzo Toni e dalla sua Ciclofficina Valli Bolognesi. Biciclette che, va detto, finora hanno superato ogni prova senza difficoltà, ma facciamo gli scongiuri perché ancora non è finita…
Il passaggio successivo prevede l’incontro con il Consorzio di tutela del Montecucco. Ad attendere Guolo e Marchetto, nella sede della struttura situata a Poggio al Sasso, c’è il vice presidente Giampiero Pazzaglia, che durante l’incontro illustrerà la situazione e le potenzialità dei vini prodotti nel territorio geograficamente grande ma piuttosto piccolo in termini di superficie vitata (circa 1.500 ettari).
Dopo il Consorzio, ecco la visita all’azienda del Montecucco più importante per estensione. Si tratta di Colle Massari, realtà appartenente a un gruppo presente anche a Montalcino (con Poggio di Sotto e Tenuta San Giorgio) e a Bolgheri (con Grattamacco). Una realtà concepita in armonia con la natura, quasi totalmente ipogea e dove tutto viene curato nel minimo dettaglio. I tempi sono sempre stretti, ma c’è spazio per una rapida degustazione e per una visita in cantina.
Per Guolo e Marchetto è tempo di preghiera? Pare di sì, visto che la tappa successiva li porta a visitare il Monastero di Siloe, ma la scusa è sempre la stessa… Già, perché i monaci sono anche viticoltori e producono un Ciliegiolo che pare sia di tutto rispetto. Padre Stefano accoglie squisitamente i due ciclogiornalisti e quel che si apre dal monastero è un paesaggio incantevole, con tanto di appartamenti in stile indonesiano vista valle (in lontananza si intravede perfino il mare) utilizzati per accogliere gli ospiti in ritiro spirituale. Quanto al Ciliegiolo, il vino supera la prova degustazione e spicca per freschezza, frutta e piacevolezza. A quel punto, la preghiera è necessaria per ringraziare chi di dovere nell’aver garantito – in una settimana di tempo orrendo – una certa protezione dall’acqua… ed ecco che Guolo e Marchetto si fermano nella chiesetta del monastero per partecipare alla Santa Messa celebrata alle ore di 18 di venerdì. Ed è tutto ampiamente documentato.
Ultima sosta con pernottamento all’azienda Salustri, che rappresenta la realtà storica del Montecucco, la prima ad aver scommesso sull’invecchiamento dei vini. Marco Salustri ha una sua idea molto chiara e condivisibile sullo stile del Sangiovese e sull’identità dei vini prodotti nel territorio. E il suo Santa Marta è un vero gioiello, con enorme potenziale di longevità e un rapporto qualità/prezzo a dir poco eccezionale. Qui Marchetto, oramai diventato un fenomeno internazionale, trova il modo di incontrare pure una sua vecchia conoscenza di Praga, ospite per l’occasione nella parte hospitality dell’azienda. Dopo giorni a salumi, formaggi e pane per cena i giornalisti sognano un piatto di insalata fresca e nulla più… e le loro richieste sono prontamente esaudite. Il piatto della serata, infatti, è polenta con cinghiale. Secondo voi lo hanno lasciato lì?
GIORNO 6
La sesta giornata di Bike&Wine Press - l’ultima impegnativa prima della discesa al mare - si apre sotto i buoni auspici di un sole quasi estivo. E nonostante il Primo Maggio abbia riportato sulle strade della Toscana i motociclisti che per una settimana si erano soltanto intravisti, Guolo e Marchetto lasciano di prima mattina la cantina Salustri in Montecucco pedalando in direzione Scansano.
Nel corso del viaggio, non sono mancati gli imprevisti. La Maremma è un territorio selvaggio e le sue strade non sono da meno! Dopo un primo torrente da oltrepassare con le biciclette, guado brillantemente superato dai due reporter d’assalto del vino, l’ingresso in una strada provinciale viene salutato con sollievo… che si trasforma in perplessità alla vista di un torrente che scorre letteralmente sopra la superficie stradale. L’esclamazione è automatica: “Maremma inondata!”.
Una volta giunti a Scansano, nella cittadina del Morellino i giornalisti sono accolti da Gaia Cerrito, energica fautrice di una hospitality accurata dedicata a ciclo-enoturisti. Sì, perché nel b&b La Morelliana - spinoff della casa vinicola Tenuta Pietramora - rivolge attenzioni specifiche alla dieta equilibrata per chi va in bici e alle esigenze di deposito e ricarica (si sta preparando uno spazio apposito).
Raggiunti dal presidente Bernardo Guicciardini, Guolo e Marchetto si recano alla sede del Consorzio del Morellino di Scansano, dove il saluto ufficiale è stato seguito da una degustazione dei vini del territorio, con una progressiva valorizzazione del Sangiovese, talvolta spinto in purezza.
Il passaggio successivo porta nel cuore della Maremma vitivinicola. La prima sosta è nella suggestiva Villa Acquaviva di Montemerano dove i ciclo-giornalisti sono accolti in maniera impeccabile da Fabrizio D’Ascenzi, consigliere del Movimento Turismo del Vino della Toscana. Alla bellezza della location e della cantina aziendale si accompagna l’alta qualità dei vini prodotti, tra cui brillano il Vermentino, lo Chardonnay e soprattutto il Morellino di Scansano docg Bracaleta. Notevole anche l’olio extravergine di oliva prodotto dalla tenuta, che opera ad alto livello nell’hospitality.
Il tasting outdoor è un valore aggiunto per Capua Winery. Purtroppo il tavolo esterno vista colline allestito dall’azienda di proprietà di Riccardo Capua, avvocato milanese che ha lasciato l'attività forense per dedicarsi completamente al vino, non è stato utilizzato dai ciclo-giornalisti perché nel frattempo il cielo si era fatto minaccioso, e le conseguenze di quelle minacce si sarebbero presentate poco dopo… Maria Grazia Caliandro, responsabile dell’accoglienza, ha presentato loro i gioielli di casa, come il sorprendente Alicante in purezza denominato Miosogno dalla longevità sorprendente come testimoniato dall’annata 2009 degustata mentre fuori iniziavano le prime gocce di pioggia.
Dopo giorni di protezione, proprio al termine dell’ultima giornata il cielo ha presentato il conto scatenando il diluvio. Una pioggia battente ha sorpreso Guolo e Marchetto e compromesso il loro piani di raggiungere la penultima tappa maremmana in quel di Manciano, dove erano attesi alla Fattoria La Maliosa da Caterina Tulino. Il tutto con la complicità di Google Maps, che ha consigliato ai due una strada impraticabile per il fango e costretto i nostri escursionisti a ripetuti stop per togliere quintali di fango dagli ingranaggi e dalle ruote delle e-bike di Renzo Toni (Ciclofficina Valli Bolognesi, fornitore dei mezzi). A quel punto la situazione peggiora tragicamente, perché si scaricano contemporaneamente due preziose batterie: quella dello smartphone di Guolo e soprattutto quella della e-bike di Marchetto, costretto a percorrere le ultime salite senza il prezioso aiuto della pedalata assistita e trascinando il pesante mezzo su strade ridotte a colabrodo.
Con l’arrivo a Poggio Cagnano, traguardo fissato per la penultima tappa del viaggio, i due sventurati reporter del vino si presentano inzuppati di fango e bagnati fino alle mutande, davvero imbarazzanti. Le cure amorevoli prestate dai proprietari della tenuta hanno permesso a Guolo e Marchetto di evitare una febbre da cavallo, quantomai inopportuna di questi tempi. Alla festa per la resurrezione dei due ciclo-cadaveri hanno partecipato anche Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Maremma doc, con la moglie Elisabetta Guicciardini, degustando assieme a Pietro Gobbetti e Cecilia Zanasi le nuove annate di Poggio Cagnano, azienda in espansione e diventata un punto di riferimento per il territorio nella vinificazione con metodo ancestrale. Tra i progetti pianificati per il futuro della tenuta gestita da Alessandro Gobetti, figlio di Pietro, c’è anche una nuova cantina necessaria per affrontare un futuro nel quale è destinata a crescere.
GIORNO 7
Arrivo alla laguna di Orbetello
Ce l’hanno fatta i nostri eroi di Bike&Wine Press, partendo da Bologna e attraversando le denominazioni vinicole toscane presenti sul tracciato, a raggiungere le acque cristalline dell’Argentario? I più autorevoli bookmakers londinesi davano per impossibile la riuscita del piano, e in effetti hanno avuto ragione. Ma è stata, come disse Dino Viola (presidente della Roma) per il gol fantasma di Turone, una “questione di centimetri”. L’acqua salata è stata effettivamente raggiunta, ma si è trattata dell’acqua della laguna di Orbetello.
La voglia di esplorare una tra le archeologie industriali più incredibili d’Italia, quella dell’Ex Sitoco a Orbetello Scalo, ha spinto Guolo e Marchetto a fermarsi davanti un cancello tristemente chiuso, oltre il quale c’era il paese e poco lontano il mare. A quel punto, nell’impossibilità di scavalcare, i due hanno dovuto fare marcia indietro e concludere poco gloriosamente il viaggio a tutta velocità lungo l’Aurelia (4 corsie, non proprio una strada bianca…) per non perdere il treno che li avrebbe condotti fino a Pisa Centrale, da dove avrebbero preso il secondo treno per Firenze Rifredi, da dove avrebbero preso il terzo treno per Prato Centrale. Qui, mentre il rientro a Bologna assumeva le sembianze di un autentico viaggio della speranza, l’ultimo colpo di scena! Cacciati giù da una contrita “controllora” per treno oltre i limiti della capienza. Dovendo selezionare i viaggiatori, nel rispetto delle normative anti assembramento, tutti i passeggeri sono rimasti a bordo, tranne i due con le biciclette a pedalata assistita. A quel punto, l’ultimo aperitivo è apparso come una decisione irrinunciabile. Nel mentre, Prato veniva travolta dalla festa scudetto dell’Inter (e chi avrebbe mai immaginato tanti interisti nella città del tessile?) e i due ciclo-giornalisti hanno osservato le macchine sfilare sorseggiando, ormai privi di forze, due birrette (dopo tanto vino, meglio cambiare).
All’arrivo a Bologna, verso le 21.30 della domenica, ad attenderli c’era Renzo Toni con il suo furgone pronto a caricare quel che rimaneva delle sue e-bike coperte da fango, erbe e altre sostanze più o meno organiche. Nessuno sa come il gestore della Ciclofficina Valli Bolognesi riuscirà a far tornare quei potenti mezzi all’antico splendore...
Ora l’avventura si è davvero conclusa. Bilancio finale? 585 km percorsi, 26 cantine visitate più 1 monastero, 1 caseificio, 2 ristoranti e 1 resort di lusso. Intesa perfetta tra i due protagonisti (contrariamente alle previsioni non sono mai arrivati alle mani!!!), tanti imprevisti e poche probabilità, gambe di legno per i giorni successivi e una gran voglia di ripartire subito. Già si ipotizzano imprese inimmaginabili in altre regioni d’Italia e non solo… Ma quel che resta è soprattutto un messaggio: se ce l’hanno fatta Guolo e Marchetto, ce la possono fare tutti. L’enoturismo ripartirà e lo farà in maniera sostenibile, senza intasare le strade con pullman, furgoni, auto con driver e senza emissioni di CO2. E i giornalisti non si limiteranno a scriverlo, perché saranno loro stessi a provarlo. Se poi ogni tanto dovesse uscire il sole, sarà ancora più bello.
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