Il biologico convince sempre di più

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La pandemia ha spinto ulteriormente i consumatori a dare valore ai prodotti di qualità che garantiscono salute e sicurezza


di Alessandro Maresca


In Italia sono ormai più di 80mila i produttori agricoli che hanno optato per la coltivazione con il metodo biologico. Le superfici a bio, cresciute del 79% negli ultimi 10 anni, sfiorano i 2 milioni di ettari, e rappresentano ormai il 15% di quelle totali coltivate. Nel nostro Paese ci sono anche circa 4.500 aziende coltivate con il metodo biodinamico (un biologico ancora più rigoroso basato sugli studi e la filosofia di Rudolph Steiner), per altro in continua crescita, in particolar modo nel comparto vitivinicolo.

«La sfida, amplificata da un 2020 pandemico, che richiede scelte urgenti e non più differibili, è quella di riuscire a concretizzare una filiera in cui l’eccellenza e la qualità produttiva dei prodotti agricoli si coniughino ai criteri per lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale, includendo il cittadino-consumatore in un circolo virtuoso di accesso al cibo sano e salutare e al tempo stesso di attenzione alla prevenzione degli sprechi alimentari nella distribuzione così come a livello domestico».E’ questa la visione dell’economista Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market, un progetto che ha come obiettivo la quantificazione degli sprechi commestibili legati alla grande distribuzione del settore alimentare per promuoverne un riutilizzo all'interno dei circuiti della solidarietà, che vede al centro proprio l’agricoltura biologica.


Un reddito migliore


Fare agricoltura seguendo i criteri del biologico è oggi sempre più stimolante specie per i giovani agricoltori e questo non solo per i vantaggi in chiave di sviluppo sostenibile ma anche per la redditività delle imprese come dimostra un recente studio della rivista scientifica PNAS (dell’Accademia nazionale di Scienze degli Usa). Questo infatti indica una significativa maggiore redditività (22-35%) e presenta un rapporto costi-benefici più elevato (20-24%) rispetto all’agricoltura convenzionale nonostante la inferiore resa per ettaro, un dato che evidenzia come l’abbandono dell’impiego di agrofarmaci e fertilizzanti di sintesi non solo sia possibile ma soprattutto sia positivo per la collettività.

«In biodinamica addirittura - afferma Raffaella Pergamo ricercatrice in materie economiche del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) - il fatturato annuo per ettaro è di oltre 13.000 euro contro i poco più di 3mila dell’agricoltura convenzionale».


Farm to Fork


Confermano il trend di crescita del settore anche la crescita delle esportazioni dei nostri prodotti biologici che vedono l’Italia paese leader a livello internazionale. Senza tener conto che gli investimenti produttivi dell’agricoltura biologica e biodinamica sono in linea con l’innovativa strategia “Farm to Fork”, riferimento istituzionale del Green Deal Europeo, l’insieme delle iniziative politiche portate avanti dalla Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

La strategia “Farm to Fork” prevede che entro il 2030 venga ridotto del 50% l’uso degli agrofarmaci e del 20% quello dei fertilizzanti, mentre le coltivazioni biologiche dovrebbe arrivare a coprire il 25% dei terreni agricoli. Fra l’altro l’Italia dove sono bio oltre il 15% delle colture (contro la media dell’8% europeo) si posiziona già bene verso questo traguardo.

«Con la pandemia, fra l’altro -, spiega la Pergamo - i consumatori hanno mantenuto e rafforzato l’interesse e la sensibilità delle produzioni, riconoscendo un ruolo fondamentale per la tutela dell’ambiente anche il privilegiare l’acquisto di prodotti biologici e biodinamici, che sono stati tendenzialmente più richiesti dalla famiglie sia nei negozi specializzati che negli acquisti on line».


Un piano strategico


Dal 2106 con il Piano strategico nazionale formulato in occasione di Expo Milano 2015 (il tema della manifestazione, come ricorderete era “Nutrire il mondo”) l’Italia ha raggiunto obiettivi importanti nel settore biologico, fra cui l’istituzione delle mense biologiche per le scuole. Proprio per questo la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova ha firmato recentemente un decreto, d’intesa con le regioni, per la ripartizione di 5 milioni di euro.

«Adesso è necessario lavorare - ha detto la Bellanova - per organizzare meglio tutta la filiera e per far sì che quel 15,8% della superficie bio italiana sia opportunamente valorizzato sul mercato e soprattutto giustamente remunerato. Con questo obiettivo stiamo lavorando sui criteri per utilizzare il fondo costituito nell’ultima finanziaria con una dotazione di 20 milioni per i prossimi 4 anni».

Roberto Zanoni, presidente di Assobio (Associazione Nazionale delle Imprese di Trasformazione e Distribuzione di Prodotti Biologici) ricorda che nel biologico lavorano 250mila persone di cui il 30% sono donne e il 54% diplomati e laureati. E per rendere più competitivi questi operatori ha avanzato alcune proposte come l’adozione di un’iva più bassa sui prodotti bio, la creazione di un credito d’imposta per coprire il costo delle certificazioni (gli agricoltori bio devono infatti pagare per certificare le proprie produzioni) e l’istituzione di una piattaforma digitale unica di tracciabilità, validata dal Ministero. «Piattaforme anche molto buone ce ne sono già - ha detto Zanoni, ma queste non si “parlano” tra di loro...».


Un mercato di oltre 4 miliardi


Secondo Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio (Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica) è evidente che c’è una stretta correlazione tra emergenza sanitaria, climatica, sociale ed economica. «E’ quindi necessario - afferma la Mammuccini - che la ripresa del Paese passi dall’affermazione di modelli agricoli produttivi sostenibili. I dati emersi in occasione del Sana (Il salone nazionale del biologico, unico grosso salone che si è tenuto “dal vivo” alla Fiera di Bologna dal 9 all’11 ottobre) rivelano che i consumatori hanno acquistato il 7% in più di prodotti biologici rispetto all’anno precedente. Dobbiamo inoltre cogliere le opportunità che l’Europa ci offre con le strategie di attuazione del Green Deal e fare dell’agro-ecologia il motore di rilancio del sistema agroalimentare italiano, valorizzando i territori rurali, già fortemente vocati al biologico».

Il mercato domestico, che già superava i 4 miliardi di euro tra gdo, negozi specializzati, bar ristoranti e mense, oltre a canali alternativi (quali le vendite dirette degli agricoltori e quelle on line) ha continuato a crescere per impennarsi quest’anno con le modifiche al consumo indotte dall’emergenza Covid. A questi 4 miliardi se ne aggiungono quasi altri 2 e mezzo destinati all’export.

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