Vinitaly 2017: piattaforma per il business del vino sempre più internazionale
Dopo quattro giorni di business e promozione per il mondo vitivinicolo, il 51°Vinitaly chiude oggi a Verona registrando 128mila presenze da 142 nazioni. In crescita l’internazionalità del salone che quest’anno ha visto aumentare i top buyer stranieri accreditati che toccano quota 30.200 (+8% sul 2016), sul totale dei 48mila visitatori esteri. Un risultato ottenuto grazie agli investimenti nell’incoming da parte di Veronafiere, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico e ICE-Agenzia.
«I numeri di questa edizione – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –testimoniano la crescita del ruolo b2b di Vinitaly a livello internazionale, con buyer sempre più qualificati da tutto il mondo. Basta guardare alla top ten delle presenze degli operatori stranieri che mostrano incrementi da quasi tutte le nazioni: Stati Uniti (+6%), Germania (+3%), Regno Unito (+4%), Cina (+12%), Francia e Canada (stabili), Russia (+42%), Giappone (+2%), Paesi del Nord Europa (+2%), Olanda e Belgio (+6 per cento). A questa lista si aggiunge la buona performance del Brasile (+29%), senza dimenticare il debutto assoluto a Vinitaly di Panama e Senegal. Per quanto riguarda invece l’Italia, assistiamo ad un consolidamento degli arrivi da tutte le regioni del Paese».
Con più di 4.270 aziende espositrici da 30 paesi (aumentate nel complesso del 4% sul 2016, in particolare quelle estere, del 74%) Vinitaly si conferma il più importante salone internazionale per il vino e i distillati ma anche momento di riflessione fondamentale per il settore vitivinicolo nazionale ed europeo, come hanno sottolineato la presenza del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan, i ministri dell’Agricoltura di Malta e Polonia e il viceministro all’Agricoltura russo. Nel corso della rassegna, i riflettori sono stati puntati sui mercati consolidati (ma non maturi) ed emergenti, con un’attenzione particolare agli sviluppi futuri della possibile svolta protezionista degli Stati Uniti e le ricadute della Brexit.
Ma si è guardato molto ad Oriente, con Verona e Vinitaly punto di partenza di una nuova Via della seta per il vino italiano diretto in Cina che viaggia su e-commerce ed educational. A Vinitaly, 1919, il gigante cinese della distribuzione online to offline di wine&spirit, ha stretto un accordo con la Vinitaly International Academy e il fondatore Robert Yang ha promesso di aumentare entro il 2020 le vendite italiane nel Paese del dragone di oltre 2 milioni di bottiglie per almeno 68milioni di euro di fatturato.
La Cina ha scelto Vinitaly come riferimento europeo per il vino, come ha ribadito l’arrivo a Verona anche degli altri colossi commerciali come Alibaba, Cofco, Winehoo e Suning.
Nei quattro giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenuti quasi 400 convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino. In primo piano, come sempre, il calendario delle degustazioni: più di 250 soltanto quelle organizzate direttamente da Vinitaly e dai consorzi delle Regioni, che hanno visto, tra le altre, una esclusiva per celebrare i 50 anni del Sassicaia.
Ad integrare e ampliare l’offerta di Vinitaly, si sono svolte come ogni anno in contemporanea Sol&Agrifood, la manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità ed Enolitech, rassegna su accessori e tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola che ha tagliato il traguardo delle 20 edizioni
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