A tavola con la Regia Marina
Nella foto, scattata negli anni Trenta, la prova del rancio sulla Regia Nave “Zara”
Nell’anno italiano dell’Expo, massima manifestazione mondiale del cibo, anche l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, in occasione del suo XIX° Raduno Nazionale, tenutosi a Ravenna dall’1 al 10 maggio, ha voluto dare lustro a quello che sulle navi militari è da sempre considerato un rito, a qualsiasi livello di grado: il rancio di bordo. Al raduno di Ravenna erano presenti i soci Arga Fosca Maurizzi, Stefano Bugamelli, Roberto Aguzzoni.
Tutor dell’argomento il Contrammiraglio Alessandro Pini, che ha
ricoperto importanti incarichi in ambito logistico, sia a livello
nazionale, sia presso Organizzazioni internazionali (ONU
e NATO), ed è autore del “Vademecum per una corretta nutrizione
del personale a bordo delle Unità della Marina Militare” e di
altre pubblicazioni. Ha inoltre raccolto i menu storici della Regia
Marina (circa 30 menu per quasi 150 ricette, a partire dal
1892), che a Ravenna sono stati
esposti su pannelli nella Mostra ai Chiostri Francescani al
centro storico della città. La sua “conversazione” Il rancio
di bordo: da Noè alle portaerei, tenuta presso le Artificierie
Almagià, una struttura storica del porto ravennate, recuperata e
oggi adibita a spazio per eventi culturali, è stata un viaggio nel
sapere dell’alimentazione seguendo il
percorso della marineria attraverso la consumazione del cibo a bordo
e dei rituali che ancora oggi sopravvivono fin dal 1861, anno di
costituzione della Regia Marina. Grazie ad uno studio di
antichi testi e manoscritti e a immagini dell’Ufficio Storico della
Marina Militare Italiana, il Contrammiraglio Pini ha illustrato come
i marinai di tutti i tempi hanno affrontato il problema del mangiare
per mare. Dai Sumeri agli Egizi, dai Fenici ai Greci, dai Romani ai
Vichinghi, nel Medioevo, ai tempi delle Repubbliche Marinare e dei
grandi navigatori (Colombo, Magellano e Cook), della Francia di
Colbert, della Marina Pontificia, dell’Ammiraglio Nelson, delle
invenzioni del XIX secolo, fino alla Regia Marina e all’attuale
Marina Militare. Una storia che,
oltre al “semplice” aspetto dell’alimentazione quotidiana,
svela le problematiche legate alla conservazione dei cibi; alla
possibilità e modalità di cucinarli in situazioni avverse; agli
spazi ristretti; ai flagelli di malattie quali lo scorbuto e la
pellagra, dovute a carenze vitaminiche causate da scompensi
alimentari, fino alla comparsa a bordo delle figure del cuoco,
del barbiere, del chirurgo, del mastro bottaio, del personale addetto
al controllo della cucina e scienziati specializzati in studi
alimentari e accertamenti sanitari. Un percorso durante il quale mano
a mano sparisce il “focolare”, le navi vengono fornite di cucina,
compaiono gli impianti di refrigerazione e ventilazione, insieme a
distillatori di acqua dolce. Una
storia lunga oltre 5000 anni quella dei ranci di bordo della
marineria, del Mediterraneo e non solo, che va ben oltre la semplice
alimentazione del navigante. A fine conferenza, la squisita
disponibilità dell’Ammiraglio Pini ha consentito di approfondire
ulteriormente l’argomento.
D - Ammiraglio Pini, la mostra sui menù storici di bordo che lei ha
curato e presentato a Ravenna assume un carattere culturale del tutto
singolare …
R - Il menù è una finestra aperta. Una
finestra aperta su un’epoca storica ben definita, sui costumi, le
usanze, le mode, in sintesi tutti gli aspetti socio-culturali che la
caratterizzano. Ma il menu è invenzione recente: il termine che oggi
utilizziamo deriva dal latino “minutus” (lista, elenco) ed era,
in origine, l’appunto che il capocuoco o il maggiordomo stilava
ogni giorno presso il sovrano, il nobile, il diplomatico, il padrone
di una casa aristocratica, il ricco borghese, in base alla
disponibilità della dispensa, del mercato e della propria
creatività. Il menu, come lo conosciamo oggi, nasce ufficialmente
solo nel 1810, quando il principe russo Alexandre Boris Kourakin –
ambasciatore straordinario e plenipotenziario di Russia a Parigi –
nella sua residenza di Clichy, impostò per la prima volta i suoi
pranzi abolendo l’abituale presenza di tutti i piatti
contemporaneamente in tavola a disposizione dei commensali – che
potevano servirsi liberamene da sé o con l’aiuto dei domestici –
ma facendoli uscire in successione prestabilita dalla cucina e
trasfosrmò, così, il tipo di servizio da quello noto come “alla
francese”, da quello che sarà il servizio “alla russa”, oggi
divenuto quasi la regola. La mostra dei menu storici serviti a bordo
della Navi della Regia Marina si dipana dal 1892 al 1942,
attraversando due Guerre Mondiali. Raccoglie oltre trenta menu e
circa centocinquanta ricette, serviti a bordo di molte Unità,
Comandi Navali complessi ed Enti a terra, relativi a eventi di anche
di rilevanza internazionale, come, ad esempio, la numerosa presenza
dei marinai italiani in Cina durante la rivolta dei Boxer a inizio
1900. Alcuni sono belli esteticamente, altri sono ricchi
gastronomicamente, alcuni sono semplici e frugali, altri sono pomposi
e prevedono un concerto successivo al pasto e riportano le firme dei
partecipanti, come consuetudine dell’epoca. Ma tutti, presi nel
loro complesso, rivelano un carattere comune, che la Regia Marina
prima e la Marina Militare poi, hanno saputo gelosamente custodire e
trasmettere nei secoli: la sobrietà, cioè il saper coniugare la
classe e lo stile che sono ad esse connaturati, con la necessità di
essere al passo con i tempi e in armonia con le situazioni più
disparate, da quelle sociali a quelle prettamente belliche.
D – Coinvolgente la conferenza, che non è stata solo un quadro del
come si mangiava e si mangia a bordo, ma la sintesi della storia,
della cultura e delle vicende del mangiare per mare ….
R - Mangiare per mare non è cosa semplice.
L’ambiente particolarissimo, un clima spesso infido, le difficoltà
di conservazione hanno da sempre costituito le principali sfide dei
marinai di tutti i tempi, come testimoniato da tutti i più noti
autori di narrazione di mare (Melville, Stevenson, Kipling, Verne,
Salgari, Conrad, London, Goldoni e Coleridge), che hanno evidenziato
la semplicità e la frugalità dei marinai, identificandoli nel corso
dei secoli per la galletta immersa nella zuppa, per l’odore di
cucina che li rivestiva, per il rhum sempre vicino, per il mangiare
scomodo, rapido, senza concessioni alla gola. Certamente le moderne
tecnologie assicurano un livello di igiene molro elevato, ma nella
sua sostanza il mangiare a bordo ha mantenuto inalterati alcuni
caratteri che lo contraddistinguono e lo rendono unico: la necessità
di essere preparato in spazi ristretti, il condizionamento dei
fattori atmosferici, l’essere consumato in fretta tra una guardia e
l’altra, il suo carattere di convivialità, in un ambiente
ristretto qual è la Nave, dove le attività sociali vengono
drasticamente ridotte e, più importante di tutti, il fatto che il
mangiare
rimane una delle poche attività piacevoli possibili e assume un
ruolo compensativo di un complesso di “vuoti”, determinati dal
distacco dal proprio consueto ambiente di vita.
Il mare, per l’economia dell’Italia, costituisce un vero e
proprio asse portante ed è fondamentale dare il giusto valore e il
giusto merito a chi si occupa della sicurezza della navigazione e dei
traffici marittimi. Il raduno Marinai d’Italia è una grande festa
del mare che accomuna tutta la famiglia marinara, militare,
mercantile e civile, e tutti coloro che sul mare e con il mare
lavorano. E dunque benvenuti a pranzo con tutti i marinai d’Italia.
Roberto Aguzzoni
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