Mais non commestibile e impianti a biogas, la Regione precisa

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Bologna - “E’ lo stesso Ministero della salute che prevede, per tutto il territorio nazionale, che il mais non idoneo all’alimentazione possa andare ad usi alternativi alla distruzione come  la produzione di biogas, bioplastiche, ecc., affidandone i previsti controlli ai servizi sanitari territoriali. A scopo precauzionale e per acquisire ulteriori elementi di valutazione, la Regione ha  tuttavia finanziato un bando di ricerca sull’argomento e nel frattempo ha acquisito il parere del Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia. Tale parere, in analogia con quello già fornito dai Dipartimenti di scienze agrarie e veterinarie dell’Università di Milano alla Regione Lombardia, conferma la correttezza delle disposizioni date dal Ministero della salute”. Così l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni interviene sul tema dell’utilizzo, negli impianti a biogas, del mais non idoneo all’alimentazione, perché con presenza di micotossine.

“L’unica limitazione posta dal Ministero – aggiunge Rabboni - riguarda l’utilizzo degli scarti derivanti dai processi di detossificazione che devono essere avviati esclusivamente alla distruzione. Peraltro ordinariamente il mais da granella non supera il 5% delle materie prime utilizzate per alimentare questi impianti”.

Quanto all’accordo firmato nei mesi scorsi da stoccatori di mais e gestori degli impianti a biogas – spiega Rabboni – “si tratta di un’iniziativa privata, cui le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno dato solo supporto tecnico, con l’obiettivo di garantire la tracciabilità delle partite di mais in movimento e prevenire eventuali abusi”.

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