L'export agroalimentare verso il sud est asiatico, a Parma un convegno di Cibus
I nuovi mercati esteri che si apriranno
all’esportazione di prodotti italiani sono quelli del Sud Est
asiatico. La loro crescita economica, infatti, è significativa e
costante da diversi anni, e fanno di questa regione una delle aree
del mondo maggiormente attrattive e ad alto potenziale di
progressione nell’attuale contesto di mercato globale. E la
richiesta di prodotti alimentari italiani dal Sud Est asiatico è già
una realtà che lascia prevedere una crescita importante dell’export
delle nostre aziende.
Di scambi commerciali e strategie per l’espansione
dell’esportazione di food made in Italy si è parlato il 23
novembre al “Cibus Export Seminar – Focus Asean & Sud Est
asiatico” presso Fiere di Parma, cui hanno partecipato
rappresentanti istituzionali, aziende alimentari e 13 buyer della
distribuzione provenienti dal Sud Est Asiatico che nel pomeriggio
hanno discusso nel corso di incontri B2B con le aziende italiane la
possibilità di accordi commerciali.
Nei primi sette mesi del 2012 l’export alimentare
italiano nel Sud Est asiatico ha raggiunto i 200 milioni di euro, con
un aumento del 15,5% sullo stesso periodo del 2011. Se prendiamo in
esame i soli Paesi dell’Asean (una sorta di mercato comune
dell’area, vedi elenco più avanti) la crescita è ancora maggiore,
toccando il 30%. Per avere un termine di paragone immediato, l’export
italiano verso l’Asean è quasi equivalente a quello verso la Cina:
120 milioni di euro milioni dall’Asean e 142 milioni dalla Cina.
Le prospettive di un forte aumento dell’export del
food made in Italy sono confortate dalle previsioni di crescita
economica elaborate dall’Ocse quest’anno: nel prossimo
quinquennio il Laos avrà una crescita media annua del 7,4%,
l’Indonesia del 6,4%, il Vietnam del 5,6%, le Filippine del 5,5%,
la Tailandia del 5,1%, la Malesia del 5,1%, Singapore del 3,1%,
Brunei del 2,4%. Perfino Paesi che hanno superato da poco situazioni
di criticità, come la Cambogia e la Birmania (Myanmar) sono previsti
crescere rispettivamente del 6,9% e del 6,3%.
Su queste prospettive sono intervenuti nel corso
dell’incontro: Roberto Lovato, dirigente Area agroalimentare
dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane; Carlo Marina,
Dipartimento Internazionalizzazione Ministero Sviluppo Economico;
Daniele Rossi, direttore generale Federalimentare; Annibale
Pancrazio, vice presidente Internazionalizzazione Federalimentare;
Thomas Rosolia, amministratore delegato Koelnmesse Italia; Ruben
Sacerdoti, responsabile Servizio SPRINT Regione Emilia Romagna;
Pim-Orn Panapruksachart, Central Food Retail, Tailandia; Adrian
Lanter, The Mall Group, Tailandia; Franco Boni, presidente Fiere di
Parma; Antonio Cellie, amministratore delegato Fiere di Parma.
Ma che tipo di prodotti alimentari italiani possono
interessare i mercati del Sud Est Asiatico? “I prodotti che già
acquistano – ha spiegato Roberto Lovato, dirigente Area
agroalimentare dell’ICE-Agenzia per la promozione all’estero e
l’internazionalizzazione delle imprese italiane – sono
generalmente pasta, olio d’oliva, conserve di pomodoro, vino,
formaggi, conserve vegetali, ma anche cioccolato e caffè perché i
consumatori di fascia medio-alta iniziano a scoprire e ad apprezzare
i nostri prodotti più tipici”.
Una conferma in questo senso è giunta dai 13 buyer
del Sud Est asiatico presenti a Parma, che hanno visitato gli
impianti di diverse aziende alimentari sul territorio ed hanno
partecipato agli incontri odierni B2B: “Sugli scaffali dei
supermercati della mia catena distributiva – ha riferito Adrian
Lanter di The Mall Group di Bangkok, Tailandia – si vendono
bene prodotti italiani come pasta, olio, aceto balsamico e condimenti
vari. I tailandesi in genere iniziano a conoscere i prodotti italiani
nei ristoranti italiani e poi vengono a cercarli al supermercato. Man
mano che la conoscenza della vasta gamma del food made in Italy
aumenta, crescono le possibilità di vendere anche altri prodotti.
L’interesse è alto e le prospettive sono ottime”.
Mercati non facili quelli del Sud Est asiatico,
perché gli ostacoli non sono pochi: barriere doganali, usanze
religiose, scarsa conoscenza della ricchezza e qualità della
produzione alimentare italiana. I salumi, per esempio, hanno poco
successo in questi mercati, per motivi religiosi e di gusto (con
l’eccezione dei prosciutti di qualità). La tradizione alimentare è
importante perché mediamente un consumatore asiatico digerisce a
fatica la caseina contenuta nei formaggi freschi (preferisce quelli
stagionati come il parmigiano reggiano e il grana padano) o i tannini
del vino rosso. Curiosamente, il suo interesse passa per la rinomata
dieta mediterranea italiana e per prodotti di griffe importanti e
conosciute nel mondo intero. Serve dunque una sempre maggiore
promozione dei nostri prodotti alimentari, sempre abbinata
all’informazione (sulla loro storia, sul territorio di provenienza,
sui metodi produttivi, sulle qualità intrinseche, e sui valori
nutrizionali). La pizza, per esempio, in molti di questi Paesi viene
vissuta come un prodotto americano, vista la diffusa distribuzione
delle pizze surgelate made in Usa. Si potrebbe promuovere la migliore
qualità delle pizze surgelate italiane (che hanno iniziato a farsi
conoscere in India ed altrove, illustrando anche le tecnologie che
consentono di fare un buon prodotto, nonché la storia tutta italiana
della pizza.
“Posso anticipare che importanti e diverse
azioni promozionali pubbliche saranno realizzate l’anno
prossimo – ha riferito Carlo Marina, Dipartimento
Internazionalizzazione Ministero Sviluppo Economico -
finanziate con fondi straordinari ( i Progetti “Made in
Italy”).Tali interventi si concentreranno nel promuovere l’immagine
dell‘ italian style nei Paesi ASEAN (che nel 2015 dovrebbero
realizzare pienamente la comunità economica unica) con una dotazione
economica accresciuta rispetto al passato, e saranno destinati
nell’anno prossimo a Paesi ASEAN quali Indonesia, Thailandia,
Vietnam, Filippine e Myanmar”.
Molto attiva anche l’Agenzia ICE per la promozione
all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che
ha programmato diversi interventi nella regione: dalla appena
conclusasi Collettiva Food & Hospitality China tenutasi la scorsa
settimana a Shangai alla prossima di Hofex 2013 che si terrà ad Hong
Kong nel maggio prossimo, con un contorno di altre 11 iniziative non
meno importanti che si svolgeranno nella medesima area geografica.
A fianco ed in sinergia con Ministero e Agenzia ICE
si muovono Federalimentare e Fiere di Parma.
“ Il nostro export alimentare in quest’area è
in costante crescita – ha precisato Annibale Pancrazio, vice
presidente di Federalimentare - e nei primi sette mesi
del 2012 ha sfiorato la quota di 205 milioni di euro, con un
aumento del +15.5% sullo stesso periodo del 2011. In particolare, la
Thailandia è uno dei paesi più promettenti: nei primi sette mesi
del 2012 l’export su questo mercato ha raggiunto la quota di 31,6
milioni di euro, con una crescita del +31,1%, mentre nel 2011
l’export alimentare italiano sul mercato thailandese ha raggiunto
la quota di 46,3 milioni, con un aumento del +26,2% sull’anno
precedente. Per questo insieme a Fiere di Parma favoriamo la
partecipazione a Thaifex 2013, dove le nostre aziende potranno
misurarsi con le potenzialità di un mercato ancora in parte
inesplorato”.
“Anche
nel primo semestre 2012 i tassi di sviluppo dell’Industria
Alimentare nell'area ASEAN si confermano tripli rispetto a quelli già
eccellenti del settore (+ 30% rispetto al + 8% worldwide) – ha
dichiarato Antonio
Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma
- ciò
conferma l’intuizione di Federalimentare, Fiere di Parma e Koln
Messe di puntare su questi mercati co-organizzando a maggio
2013 la più importante fiera dell’area: il Thaifex di Bangkok.
Solo grazie ad una collaborazione sempre più stretta con gli
espositori di Cibus possiamo oggi ospitare a Parma i principali
retailers e importatori di un mercato strategico in un’ottica che
vede le Fiere come culmine di una relazione continuativa e di lungo
periodo tra le aziende e i loro mercati obiettivo”.
Particolarmente attiva sul fronte promozionale è la
Regione Emilia-Romagna, la sola ad aver istituito un Comitato Export
e Internazionalizzazione: “Abbiamo sviluppato un nuovo programma
promozionale triennale – ha spiegato Ruben Sacerdoti,
responsabile Servizio SPRINT Regione Emilia Romagna – nel
periodo 2013-2015, denominato BRICST PLUS che toccherà, oltre i
Paesi Brics anche Turchia, Vietnam, Indonesia e Messico. Ci stiamo
coordinando con la Cabina di Regia delle Regioni Italiane per
missioni internazionali di accompagnamento delle nostre imprese, come
quella prevista in Indonesia nel marzo del 2013”.
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