Etichettatura carni suine, Confagricoltura: "Sei mesi di allevamento in Italia per dichiararla made in Italy"

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Bologna, 25 novembre 2013 - “Bisogna fare chiarezza sull'etichettatura delle carni suine. Per questo motivo, ci stiamo battendo con forza nelle sedi comunitarie affinché venga resa obbligatoria l'indicazione dello stato in cui si è svolto l'ultimo periodo di allevamento che deve essere di almeno 6 mesi, prima di certificarne l’origine italiana” ha detto Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna richiamando l'attenzione sull'importante tema della completa tracciabilità delle carni suine. “E' una conditio sine qua non” fa notare Garagnaniper garantire al consumatore finale la vera italianità del prodotto, sinonimo di qualità e sicurezza alimentare. In effetti chi acquista è spesso tratto in inganno da etichette che non specificano la presenza o meno di materie prime straniere”. 

Nel progetto iniziale la Commissione aveva invece proposto di includere “l'indicazione dello stato membro o paese terzo in cui si è svolto l'ultimo periodo di allevamento di almeno due mesi”.
“Se non verrà presto raggiunto l'accordo sul periodo minimo di allevamento (la votazione in merito è prevista entro la fine di novembre), accadrà purtroppo che animali allevati ed alimentati in altri paesi siano spacciati come italiani, non essendo tutelati dalla normativa nazionale. Non possiamo accettare, dopo la beffa delle produzioni IGP, che anche sulla carne fresca ci sia un abuso del sound italiano per fare speculazione ai danni dei produttori e dei consumatori italiani” è l'allarmante conclusione del presidente di Confagricoltura Emilia Romagna.

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